In ciò che noi crediamo, dio è risorto
In ciò che noi vogliamo, dio è risorto
Nel mondo che faremo, dio è risorto
(Dio è morto – Francesco Guccini – 1965)
THE SHOW MUST GO ON
Devo dirvi che avevo deciso di cosa occuparmi in questo ultimo domenicale prenatalizio.
Prima di tutto volevo confermarvi che non ho mai millantato di avere una laurea (però ho un diploma vero). Poi che, fortunatamente, posso usufruire dei servizi di bravi parrucchieri. Conseguentemente, ciò premesso, non potrei mai fare il ministro dell’istruzione di un circo in cui il clown è sempre lo stesso e si cambia solo d’abito, i trapezisti diventano giocolieri, i domatori si trasformano in cavallerizzi ma, in sostanza, i protagonisti sono sempre quelli e lo spettacolo continua ad essere lo stesso anche se il pubblico ha pagato un biglietto per vederne uno diverso.
Ma è l’Italia, il paese dei balocchi, il regno di Pinocchio ma soprattutto del Gatto e della Volpe; il luogo dove i tanti Geppetto si dannano a lavorare per mandare avanti la famiglia e il Paese mentre sul palco l’orchestra del barnum continua imperturbabile a suonare la stessa musica.
Si o no: ma che differenza fa?
Game over? Ma dove sta scritto?
The show must go on, altro che balle!
NAUFRAGIO
Avrei anche voluto scrivere dell’acqua che scende libera nei nostri torrenti; del canto del ruscelli che scorrono felici tra le nostre montagne; delle cascatelle che spumeggiano fra i rododendri d’estate.
E dell’implosione di un paese intero naufragato tra le proprie contraddizioni e che ora dovrà probabilmente subire una decisione senza appello.
Un sì o un no che, comunque vada, sarà una pesante bricolla che peserà su tutta la comunità per molto tempo.
Almeno questo è quello che pensa uno che la vede dal di fuori. E che si augura di sbagliarsi.
ULTIMA CHIAMATA
D’improvviso cento, mille, un milione di Dubravka Ustalic sono entrate nelle nostre case.
E ho visto la processione degli autobus verdi incolonnati tra le macerie di Aleppo; ho visto palazzi divorati dalle bombe; ho visto gente piangere e trascinarsi per le strade in cerca di aiuto.
E le lauree prese o non prese, i capelli pettinati bene oppure no, l’acqua e i rododendri, sono scomparse tra la polvere di un mondo incapace di trovare una soluzione.
Il Bene e il Male. Ancora loro. Sempre loro a comandare il mondo.
“Ogni messaggio che sto ricevendo da Aleppo Est è preceduto da “questo potrebbe essere il mio ultimo messaggio”. Il cuore è spezzato”
“Messaggio finale. Sono molto triste perché nessuno ci aiuta in questo mondo. Nessuno sta evacuando me e mia figlia. Addio”
“Messaggio finale. Le persone stanno morendo dalla scorsa notte. Sono molto sorpresa di poter inviare un messaggio adesso e di essere ancora viva
“Forse è il mio messaggio finale da Aleppo Est. Stanno piovendo bombe”
“Quando moriremo, continuate a parlare delle 200mila persone che sono ancora qui. Ciao”
DOVE E’ IL NATALE?
In questi giorni me lo sono chiesto più volte ed ho continuato a pensare alla risposta.
Poi l’altro ieri sera ho visto e sentito grandi e piccoli cantare insieme una bella canzone, una poesia che a Basilea, nel tentativo di scongiurare la prima guerra mondiale, ragazzini e ragazzine cantarono più di un secolo fa sfilando in corteo.
E la canzone cominciava così: “Se tutte le ragazze e i ragazzi del mondo si dessero la mano”.
La risposta era lì, in una chiesa di un piccolo paese dell’Italia Settentrionale, nei volti felici dei nostri bambini, nella commozione di chi li applaudiva.
La risposta era lì, difficile da cogliere, ma non impossibile.
“Il Natale dobbiamo sentirlo nel nostro cuore”.
È una speranza che voglio condividere con voi.
Buona domenica.
Riccardo
Benedetti
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L’ARCHIVIO DELLA RUBRICA DOMENICALE |
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