Viva l’Italia,
l’Italia che lavora,
l’Italia che si dispera e l’Italia che si innamora,
l’Italia metà dovere e metà fortuna,
viva l’Italia,
l’Italia sulla luna.
(Viva L’Italia – Francesco de Gregori – 1979)
Dite la verità: martedì quando avete guardato Meteosvizzera vi siete detti “l’è scià”. Nuvola scura al sabato con quattro gocce, nuvola scurissima la domenica con otto gocce.
E sopra i 1.200 metri non sarebbe stata pioggia. E vai!
Poi, il mercoledì pomeriggio cambia tutto. Sabato nuvola grigia senza gocce. Domenica nuvola grigia con quattro gocce. “Ghigliottina” avrà sentenziato un bravo presentatore della tivù: boh, avrò capito bene?
Giovedì mattina tutto si è rimesso a posto: sabato nuvola grigia senza gocce e domenica, zio ladro, sole splendente che neanche sul Mar Rosso. “La rua miga gnaa a pianc quest’ann”, pace amen, ma un falso allarme è più duro da digerire di una mezza bugia.
D’altronde, per noi che abbiamo sempre ben presente il proverbio secondo il quale il tempo e il lato b fanno quello che vogliono loro, non è sorprendente che il meteorologo riesca a fornire previsioni esatte al 100% solo nel momento in cui i fenomeni sono in corso, apre la finestra, guarda fuori e conferma pioggia, vento, sole, nebbia, neve, temporale e compagnia cantante.
Ovviamente non è così semplice. Non può esserlo.
Le previsioni delle scorse settimane si sono rivelate drammaticamente azzeccate così come altrettanto drammaticamente sono state forse sottovalutate e l’undici settembre italiano si è concluso (o, almeno, speriamo si sia concluso) con la tragedia nella tragedia, l’elicottero che scambia la terra per il cielo e una squadra di angeli scompare alla nostra vista, ma non ai nostri cuori.
Grazie scrivevo domenica scorsa. Ma oltre il grazie bisogna fare di più.
Per esempio migliorare la comunicazione ma, soprattutto, la burocrazia della comunicazione.
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Ecco, a proposito di burocrazia metto nero su bianco quello che mi sta capitando a causa del rinnovo della patente. Niente di nuovo per chi ci è già passato, un avvertimento per tutti gli altri naviganti imbarcati sul Titanic Italia.
Dunque vado a fare la visita per rinnovare la patente, prendo atto che a causa dell’età la prossima volta sarà fra cinque anni e non dieci, accolgo con soddisfazione la notizia che da lontano (da vicino meglio sottacere) ci vedo come un’aquila e sarei abile anche come astronauta; infine, mi sento dire che in due giorni avrei ricevuto il nuovo documento direttamente a casa.
“Porca di una setimana” avrebbe detto la zia Felicina, il cui marito, lo zio Arturo pescatore di agoni, è stato già protagonista in un domenicale: due giorni e mi ritrovo la patente nuova a casa? Ragazzi, altro che la Svezia e la Norvegia! Due giorni! Quarantotto ore! Duemilaottocentottanta minuti! Un sogno.
Che si avvera.
In effetti, dopo due giorni, il postino passa da casa alle 11 del mattino, suona il campanello, non risponde com’era facilmente prevedibile nessuno e lascia un avviso: quando torno a casa lo trovo nella cassetta delle lettere. Me lo metto in tasca facendo una pernacchia all’intera Scandinavia e rivolgendo un pensiero orgoglioso anche alla vicina Confederazione rossocrociata.
Due giorni dopo mi presento in posta con il mio bell’avviso in mano e mi viene comunicato quanto segue:
- La raccomandata con la patente è lì in ufficio
- Non me la possono dare perché devo telefonare ad un certo numero per concordare un secondo tentativo di consegna a casa
Chiedo perché mai dovrei concordare un altro tentativo di consegna a casa quando sono già lì. Risposta (più o meno) “perché la procedura è questa”. Ah, varda tì che bella procedura! Comodissima.
Se bisogna telefonare, però, bando alle ciance ed anca ai ball, telefoniamo, perbacco, c’è una procedura!
Stando a quanto ho letto sui “social” sono anche fortunato, mi risponde praticamente subito uno che parla napoletano (nota bene: non ce l’ho con i napoletani. Il mio padrino di battesimo era di Napoli, solo per dire che stavo parlando con qualcuno che mi rispondeva da lontano e, comunque, parlava inequivocabilmente con accento sub vesuviano); mi spiega che la Motorizzazione vuole che la patente sia consegnata direttamente nelle mani del proprietario.
Bon, allora perché non me l’hanno consegnata in posta? Ero io e non il mio avatar allo sportello. E’ vero che sono di Cortenova, quasi quattro miglia più a nord, ma è da vent’anni che abito a Introbio, quindi non mi ritengo più un foresteer, un immigrato, e l’impiegata in fondo mi conosce.
Negott. Risposta :“è la procedura”. Ah, già, la procedura. Per la miseria, me ne ero quasi dimenticato.
La faccio breve: dopo una serie di convenevoli al termine dei quali quasi quasi lo invitavo a venirmi a trovare in Sagra, Gaetano O’ Postino (nome di fantasia purissima, altissima e… basta) mi chiede per quando vorrei fissare l’appuntamento con il suo collega di Introbio.
Penso, ma non glielo dico per evitare di ricominciare da capo tutta la trafila, “Robe da matti, l’appuntamento con il postino!”, istess che dal dotoor o dal nodaar…
“Va bene martedì alle 11?”, “No, alle 11 non c’è nessuno”, “Allora metto alle 13”, “Ecco, metta alle 13, ma è sicuro che arrivi alle 13?”, “No, dipende dal postino”. Ok, speriamo nella buona sorte e nella comprensione del portalettere confidando che non sia superstizioso (per via del 13…).
La telefonata nord-sud sembra conclusa. Prima, però, Gaetano (peraltro gentilissimo, voto 10 e lode alla successiva chiamata sondaggio) mi rassicura. “Non si preoccupi: anche se non la trovano, dopo dieci giorni verrà effettuato un altro tentativo di consegna, le lasceranno un altro avviso e questa volta potrà andare a ritirare direttamente lei o un suo delegato la patente in posta”.
Ricapitolando. La Motorizzazione vuole consegnare direttamente a me la patente (giusto); quindi arriva a casa mia alle 11 del mattino quando non ci sono, ed anche se ci fosse qualcuno non potrebbe consegnare perché non sono io; in posta non me la consegnano, anche se vado di persona, perché “c’è una procedura”; da Napoli o giù di lì mi prendono l’appuntamento con un portalettere di Introbio (martedì vedrò come andrà); in ogni caso, dopo dieci giorni la Motorizzazione si arrenderà ed io potrò andare a ritirarmi la patente in posta oppure mandare un mio delegato.
Ma non dovevano assolutamente consegnarla “di persona”?
E la famosa “procedura”?
Mavadavial….
Buona domenica.
Riccardo
Benedetti
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