IL DOMENICALE DI R.B./LE RIPIDE PARETI DELL’ESISTENZA



Tu puoi diventare uomo,
tu puoi diventare buono,
tu puoi diventare santo”

(Papa Paolo VI ai Salesiani di Arese – 28.8.1969)

 

Cosa vi aspettate quando aprite una porta?

Un sorriso, un invito a entrare, una stretta di mano, un abbraccio, finanche un bacio.

E poi un ambiente che profuma di famiglia, fotografie sparse qua e là, ricordi, luce, occhi sinceri.

Aldilà di quella porta vorreste trovare la serenità che forse vi manca, un esempio, una medicina, chissà.

Ma le porte non sono tutte uguali così come quello che vi si può celare oltre.

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La porta è un portone, almeno così immagino. O forse una saracinesca. 

Operazione Mato Grosso CARTELLONEEntrano e trovano ambienti squallidi, cessi inaccessibili, camere di punizione schiacciate sotto il peso dell’oscurità. Scorgono un labirinto di tragedie nel quale è facile, facilissimo, perdersi e non ritrovarsi più.

Ricordate la frase “Devo costruire un ospedale”? Siamo lontani, molto lontani dal Mato Grosso ma, guarda caso, la radice è la stessa, il sogno identico.

Devono trasformare una specie di prigione in una casa di accoglienza, appena fuori Milano, con la benedizione del Cardinale e la santa supervisione di Don Bosco. E i Salesiani, che in quel campo erano e sono un po’ come l’odierna Protezione Civile per altre occorrenze, mettono cervello, cuore, braccia e fede al servizio di quei giovani in bilico sulle pareti ripide dell’esistenza.

Nasce il Centro Salesiano San Domenico Savio di Arese, e, pur se ancora non lo sanno, la vita di tanti uomini di domani prende un’altra piega.

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1f4102fc-4c88-4f65-aa82-f0e543353ff1Ho qui sulla scrivania l’ultima fatica di Don Luigi Melesi, si intitola “Memorie di una casa di rieducazione”, in copertina ragazzi dietro le sbarre, stanno recitando.

La parte di loro stessi.

Eh già, la copertina di un libro è un po’ come una porta che apri pensando o immaginando di sapere già quello che troverai scorrendo le pagine. Poi, spesso e per fortuna, il racconto ti sorprende, smetti di leggere e cerchi di comprendere, anche se standone fuori non è semplice.

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Luigi Melesi (scusa se non metto per una volta il “don” davanti) non finisce mai di stupire. E lo fa con noi oggi come lo ha fatto con un mare di altra gente in passato.

Don Luigi (adesso lo rimetto, il “don”) è uno che “ha avuto il coraggio di scommettere su piante in cui nessuno credeva e ha visto una foresta che silenziosamente è cresciuta”.

È un prete  intorno al quale “è passato davanti il mondo intero”, uno che se gli chiedi da che parte sta risponderà “sto con la persona che si trova dentro ogni uomo”.

Al quale, mentre gli consegnavano la laurea honoris causa in comunicazione sociale il rettore ha detto “Sei stato, sei, per noi l’uomo della comunicazione vera, quella che va al cuore delle persone”.

E grazie.

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Non solo il nuovo libro che, peraltro, sarà presentato anche in Valsassina il prossimo 6 marzo al teatro di Pasturo per i Lunedì del Grinzone.

Risultati immagini per cardinal martiniQuest’anno il Cardinal Martini avrebbe compiuto 90 anni e Il Giornale, proprio martedì scorso, ha pubblicato un articolo nel quale Don Luigi ricorda quando, il 13 giugno del 1984, portò in Arcivescovado quattro borse piene di armi che i brigatisti gli avevano consegnato. Una storia conservata nell’archivio digitale della Fondazione Carlo Martini che dal 18 febbraio sarà disponibile on line.

“Il Cardinale venne a San Vittore per quattro giorni di seguito ed io lo accompagnavo a incontrare i detenuti. Volle entrare anche nel reparto dove erano rinchiusi i terroristi e conquistò la loro fiducia”.

“Poi, quando abbiamo discusso sul disarmo e la dissociazione, hanno pensato a lui perché era l’unico che li aveva ascoltati”.

Mi viene in mente, e non credo di dovervi spiegare il motivo: “Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote”.

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ac608f28-4ab9-40f0-8b11-586624be57cdTorno alle “Memorie” e forse sarò anche un po’ retorico, ma fa negott.

Torno alle “Memorie” perché sono convinto che dovrebbero leggerlo soprattutto i ragazzi: parla di loro, dei loro dubbi, delle loro scelte, del loro futuro, delle ripide pareti dell’esistenza.

Parla di errori, di confusione, di paure e, infine, di sorrisi, di fiducia, di amicizia.

E dà risposte vere, consigli gratuiti. Vengono dal cuore e dall’amore di un prete che ci conosce bene, essendo uno di noi tra noi.

Dovrebbe girare nelle scuole questo libro, forse più di altri scritti da Don Luigi; gli insegnanti dovrebbero , dopo averne compreso la potenza, leggerlo in classe.

So già che non succederà: è ancora troppa la paura di aprire porte aldilà delle quali facciamo fatica a capire cosa potremmo trovare.

Purtroppo.

Buona domenica.

BENEDETTI TESTINA
Riccardo

Benedetti

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