Si può dare e fare di più: non è la parafrasi della canzone di Morandi, Ruggeri e Tozzi che vinse Sanremo nel 1987, ma il messaggio che arriva all’Italia e al suo sistema bancario dalla Commissione Ue, che segnala “a rischio” i conti del settore.
Le banche italiane non sono ancora al sicuro, anzi c’è il rischio concreto di subire una procedura per debito eccessivo. È questa la sintesi dell’indicazione che il vicepresidente della Commissione Ue per il settore bancario, Valdis Dombrovskis, ha inviato al nostro Governo, incentivando ad attuare e applicare le riforme per il settore del credito.
Poca fiducia. In particolare, analizzando il rapporto sugli squilibri macroeconomici, l’esecutivo europeo nota innanzitutto il calo della fiducia nel settore bancario italiano, nonostante le prime misure attuate dal Governo (non ultima il decreto “salva banche”, appunto, approvato nei giorni scorsi).
Sguardo critico. I risparmiatori italiani, infatti, vivono una sorta di “scissione” sul fronte della fiducia: come rilevato da una indagine di Ing Bank, infatti, sono più ottimisti sulla loro situazione finanziaria e riescono ad accumulare anche quote maggiori di capitale, ma sono sempre più diffidenti del tradizionale sistema bancario. Si spiega anche così il successo delle nuove modalità di conto corrente, come il Conto Arancio di Ing Direct, che invece conquista consensi grazie ad affidabilità e convenienza.
La nota dell’Ue. La cronaca recente non aiuta certo a migliorare le opinioni sulle banche italiane, e da Dombrovskis arriva un’altra mazzata: per il vicepresidente della Commissione Ue, infatti, il nostro settore appare ancora vulnerabile agli choc, anche perché è troppo limitato il sostegno che può offrire a una graduale ripresa economica e la stessa la crescita debole deprime i profitti. Anzi, il settore bancario italiano sembra una fonte potenziale di effetti negativi per altri Paesi della zona euro, dicono da Bruxelles.
I fattori di rischio. Tra le principali criticità riscontrate dagli analisti comunitari ci sono l’alto livello di debito del governo e una dinamica di debole produttività che continua a incidere, fattori che implicano rischi con rilevanza transfrontaliera in prospettiva. Inoltre, sul settore bancario pesano l’incertezza sull’adeguatezza degli accantonamenti, necessari a fronteggiare le perdite, e quella relativa ai cuscinetti (buffers) di capitale, considerando l’alto livello di sofferenze.
I problemi del sistema italiano. Il tutto in un contesto di elevati crediti deteriorati, in cui “lo stock degli Npl (Non performing loans) ha appena cominciato a stabilizzarsi e fa sentire ancora il suo peso sui profitti delle banche e sulla politiche di prestito, con conseguenze negative sulla crescita futura. E addirittura non è finita qui: il report comunitario fa riferimento anche alla disoccupazione, che continua a rimanere a livelli più alti rispetto alla media europea, mentre tra i (pochi) appunti positivi va citato il miglioramento (anche se marginale) della capitalizzazione delle banche, che pure continua a essere indietro rispetto agli altri partner europei.
Manovra necessaria. La nota della Commissione si chiude con un diktat molto diretto: se entro il mese di aprile l’Italia non varerà una manovra correttiva pari almeno allo 0,2% del Pil nazionale (vale a dire una manovra dal valore approssimativo di 3,4 miliardi di euro) la stessa Commissione sarà costretta a valutare non rispettata la regola del debito, e quindi ad aprire una procedura per disavanzo eccessivo basata sulle previsioni attese per maggio.
Le conseguenze sull’Eurozona. Se non è una doppia bocciatura, poco ci manca, allora. L’indicazione proveniente da Valdis Dombrovskis analizza anche l’azione del Governo, in particolare sullo stato delle riforme: un impulso, questo, che viene definito rallentato “dalla metà del 2016” e che quindi è necessario riattivare, anche perché, segnalano da Bruxelles, in caso contrario sarebbe lo stesso Pil dell’Eurozona a pagarne le conseguenze.