MILANO – Erano “fortemente determinati a porre in essere atti terroristici, ‘uccidendo gli occidentali’”: lo si legge nelle motivazioni della sentenza con cui a febbraio sono stati condannati con rito abbreviato il lecchese Abderrahim Moutaharrik (il “pugile dell’Isis”) e Abderrahmane Khachia. Il gup di Milano Alessandra Simion ha inflitto ai due, entrambi marocchini, sei anni a testa di carcere; con loro, condannati altri tre imputati, tra i quali Salma Bencharki, la moglie di Moutaharrik col quale viveva a Lecco dopo aver risieduto a lungo con la sua famiglia in centro Valsassina.
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