Da sempre le scienze umane, la filosofia e la storia delle religioni hanno dato risposte più o meno convincenti all’ interrogativo e dilemma della morte che fondamentalmente è formulato così:la morte è un inizio o una fine? Ci aspetta il nulla o una vita diversa? Siamo cancellati o trasformati? Alla fine della strada della vita c’è Dio o il vuoti più assoluto?
Secondo le credenze, ecco le risposte e gli atteggiamenti essenziali:paura viscerale, silenzio ermetico su un tema tabù,fatalismo storico davanti ad un fatto naturale e inevitabile, edonismo e godimento della vita ad oltranza davanti alla fugacità della vita(tanto domani moriremo), pessimismi, ribellione, nausea esistenziale davanti alla più grande delle assurdità…..,oppure la serena speranza di una fede nell’ immortalità.
In fondo alla questione è presente anche la domanda sul significato stesso della vita umana. Gesù Cristo vincitore della morte è l’unica risposta valida all’enigma della morte dell’uomo.
Chi crede in Gesù, vita e resurrezione nostra, si sente liberato non tanto dalla morte biologica, perché anche Gesù morì, ma dalla schiavitù opprimente della morte, dalla paura che ci incute, dall’assurdità di una vita intesa come una inutile sofferenza che finisce nel nulla.
Alla luce della resurrezione del Signore, il cristiano capisce e sperimenta, già fin d’ora, che la morte fisica, inevitabile nonostante i progressi della medicina, non è la fine della strada della vita, ma la porta che ci viene aperta verso la definitiva liberazione con Gesù risorto.
Grazie a Lui, che è la resurrezione e la vita, non è la morte ad avere l’ ultima parola, ma la vita!
Don Graziano
vicario parrocchiale
Domenica 2 aprile 2017
Quinta di Quaresima – Gv 11, 1 – 45