PREMANA, NELL’UOVO DI PASQUA DEL CORO 30MILA EURO. DOPO 10 ANNI IL MINISTERO RIMBORSA LA TOPPATA SUI VISTI PER KIEV



PREMANA – Ci sono voluti ben dieci anni, ma come conferma il legale del coro premanese “Nives”, l’avvocato lecchese Maria Grazia Corti, “il rimborso è finalmente arrivato”.

archivio4150.jpgSi parla dei quasi 30mila euro riconosciuti dal Ministero dell’Interno per l’errore della Questura cittadina che era costato al coro (maggio del 2007) l’incredibile diniego all’ingresso in Ucraina: il loro passaporto collettivo infatti non venne considerato valido all’aeroporto della capitale Kiev – malgrado fosse stato rilasciato dalla Questura. E ai coristi si aggiunse la beffa: non solo non ebbero accesso al paese dell’Est ma rimasero “prigionieri” nello scalo ucraino.

Per quella vicenda assurda, il Tribunale di Milano aveva sentenziato nel 2012 dando ragione ai premanesi – dopo che questi avevano giustamente chiesto di essere risarciti per la clamorosa disavventura burocratica, costata loro il tour e danni morali e materiali.

In seguito a quella sentenza favorevole e alla mancanza di ricorso in Appello da parte dell’Avvocatura dello Stato, ci sono voluti ben altri 5 anni per ottenere quanto decretato dal giudice. Ma nelle ultime ore il pagamento da Roma è giunto nella casse del ‘Nives’.

Soddisfatta l’avvocato Corti contattato da VN, per la conclusione di una controversia sulla carta di una chiarezza lampante ma che come fin troppo spesso accade ha avuto tempi incredibilmente lunghi: 10 anni per ottenere il risarcimento danni e con un solo grado di giudizio.

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DALL’ARCHIVIO DI VALSASSINANEWS:

Spedizione fallimentare a Kiev, ecco il passaporto controverso

21 novembre 2010

La memoria scritta dal Coro:

RELAZIONE SUL (MANCATO) VIAGGIO IN UCRAINA
DEL CORO ALPINO NIVES DI PREMANA

PREMESSA

La presente relazione, redatta al solo scopo di descrivere nella maniera più oggettiva possibile l’andamento dei fatti, relativamente al mancato ingresso del Coro Nives di Premana a Kiev (Ucraina) nel mese di Maggio 2007, ha come base di riferimento i documenti, le fotografie, i ricordi di quanti hanno partecipato alla sfortunata iniziativa. Essa costituisce pertanto la ricostruzione di quanto avvenuto da un punto di vista assolutamente di parte, e non ha la pretesa di costituire un documento di verità assoluta, ma solo una testimonianza di tutto quanto fatto, in perfetta buona fede, dai componenti del coro Nives e dagli amici dell’Associazione Les Cultures di Lecco, oltre che una cronaca dei fatti accaduti.

LE MOTIVAZIONI

Il Coro Nives, fondato nel 1957 in una piccola realtà di paese (Premana) sui monti lecchesi, ha sempre avuto, fin dalle sue origini, la finalità – scontata – di cantare e fare musica, ma anche quella di essere, per il proprio comune, il portavoce delle tradizioni musicali e dei valori di tradizione cristiana e solidale così spesso presenti nella quotidianità dei piccoli paesi.
Le varie iniziative sociali e umanitarie che il Coro ha perseguito e raggiunto in tutti i suoi anni di storia sono una testimonianza di questo spirito particolare del Nives.
Solo per citare un esempio si ricorda qui la serie di concerti effettuati dal Nives in tutto il territorio lecchese tra la fine del 2002 e l’inizio del 2003 per raccogliere fondi a favore degli sfollati della frana di Bindo di Cortenova (Lc), e finalizzati nella consegna di quanto raccolto alla Presidente del “Comitato oltre la frana” di Cortenova in una serata pubblica.
Un’altra iniziativa del genere (realizzata in occasione del 40° di fondazione), nel mese di maggio 1997 raggiunge l’apice con il “Concerto per la Pace” nella Cattedrale di Sarajevo, e consente al coro di iniziare una serie di progetti (campi di lavoro estivo per giovani, raccolte fondi e forniture di materiali), che lasciano un’indelebile impronta sul coro stesso e su tutto il paese di Premana.
In particolare, delle oltre 50 adozioni a distanza avviate in quell’anno a favore delle famiglie disagiate di Sarajevo, grazie alla preziosa opera di Padre Giuseppe Speranzetti (originario premanese), ben oltre 30 sono ancora attive oggi, dopo oltre 12 anni di distanza.

In occasione dei festeggiamenti per il 50° anniversario di fondazione, nell’ambito di un più vasto programma di iniziative il Coro Nives di Premana vuole quindi organizzare un’iniziativa culturale ed umanitaria che, particolarmente, possa segnare l’ambita ricorrenza con un significato più profondo e importante di un puro scambio musicale e culturale, come spesso ha avuto modo di fare e fa tuttora.
La trasferta in Ucraina vuole essere, oltre che un tour musicale da compiere in una serie di concerti, l’occasione per realizzare un progetto significativo (la ristrutturazione dei bagni dell’orfanotrofio di Komarivka, in Ucraina) che sottolinei questo aspetto solidale che è proprio del coro Nives.

I FATTI

L’occasione di una iniziativa del genere, lungamente cercata e studiata valutando anche molte possibili alternative (tra cui un ritorno a Sarajevo dopo dieci anni, o una trasferta in Romania dove in quel periodo opera Padre Giuseppe Speranzetti), viene individuata nel corso del 2006 contattando l’associazione Les Cultures di Lecco, che da diversi anni porta dei bambini Ucraini in molti paesi della provincia di Lecco (tra cui Premana) per un periodo estivo di “vacanza terapeutica”, lontano dalle scorie di Chernobyl.
Alla nostra richiesta di poter organizzare un’uscita in Ucraina per il Nives, che potesse unire un’esperienza musicale e culturale ad un’iniziativa umanitaria in favore dei bambini degli orfanotrofi, la risposta giunge entusiasta ed immediata. Già nel programma del 50° (stampato a dicembre 2006) la trasferta è segnalata al pubblico.

Varie ipotesi vengono studiate per organizzare la trasferta e un adeguato “contorno” di iniziative per dare maggiore risalto all’evento. Con la conferma che giunge via mail il giorno 19/01/07 dall’associazione “Detskij Fond” (partner di Les Cultures nell’organizzazione dei soggiorni terapeutici dei ragazzi Ucraini) comincia la programmazione della trasferta. Mentre i dettagli vengono via via individuati e definiti, Les Cultures pubblica sul suo sito Internet i dettagli dell’iniziativa, e in data 24 marzo 2007, presso la sala Ticozzi di Lecco, si tiene il concerto del Nives che annuncia l’iniziativa, denominata “Un Coro per l’Ucraina”, davanti ad un pubblico numeroso ed attento.
In data 20 aprile, presso il salone parrocchiale di Premana, in una serata organizzata dal coro sono presentati al paese gli scopi e la duplice valenza del viaggio in Ucraina.

Mentre il consiglio del coro organizza le trasferte in aeroporto a Malpensa, gli spostamenti e i pernottamenti in Ucraina, le visite agli orfanotrofi, al museo di Chernobyl, e tutta la logistica, il coro si dedica (recuperando con difficoltà il testo e la musica di una canzone popolare, e con l’aiuto di una signora madrelingua ucraina che più volte giunge a Premana da Lecco per insegnare la corretta dizione) ad imparare un brano in lingua ucraina, per poterlo eseguire durante la trasferta.

Mentre si svolgono tutte queste attività, si presenta a quel punto il problema passaporti: solo pochi coristi e consiglieri hanno il passaporto individuale, e la spesa per richiedere e ottenere circa 40 passaporti (molti dei quali con tutta probabilità non più usati dopo il viaggio in Ucraina) non è trascurabile: alla spesa del viaggio (stimata in circa 500 euro a testa) si aggiungerebbero circa 80-90 euro per il rilascio di ogni documento. Chiediamo quindi a Les Cultures (pratici più di noi di viaggi in Ucraina) se non sia possibile richiedere un passaporto collettivo, preferibile in un’ottica di abbattimento dei costi del viaggio: Giorgio Locatelli, membro dell’associazione, ci dice in prima battuta che secondo il suo parere fare un passaporto collettivo per l’Ucraina non è possibile, pur non essendone completamente certo. Volendo esserne sicuri, prima di chiedere ai coristi altri soldi, lo preghiamo comunque di chiedere all’Ufficio Passaporti della Questura di Lecco conferma del fatto. Con nostra (e sua) sorpresa l’Ufficio Passaporti comunica invece che il passaporto collettivo per l’Ucraina si può fare, e quindi, raccolta la documentazione necessaria (carte d’identità, richiesta e permessi), e compilati i moduli di dichiarazione consegniamo il tutto appena in tempo per poter lasciare all’Ufficio Passaporti i 40 giorni di tempo richiesti per l’emissione di quel particolare documento.

Tranquilli per aver superato il momento più complesso (quello degli accordi, della programmazione e degli adempimenti burocratici), ci accingiamo a compilare in bella copia gli elenchi dei partecipanti, e, in data 20 aprile forniamo una delega al sig. Locatelli Giorgio pregandolo di ritirare il passaporto collettivo per il Nives, cosa che avviene senza problemi.
Siamo ormai quasi alla partenza del nostro viaggio: dopo aver comperato i biglietti, spendendo 16.752,00 euro, prepariamo il programma per i 4 giorni di trasferta, il programma del concerto presso la “Scuola della Musica” a Kiev, le indicazioni per il viaggio, quando arriva il primo, serio, imprevisto. Gianola Marinella (presentatrice del Nives nonché accompagnatrice e capogruppo per il passaporto collettivo del coro) e il padre Gianola Cesare (corista) devono rinunciare alla trasferta per un grave lutto famigliare. Rischiando di non poter partire il coro, vengono immediatamente rifatte le liste dei partecipanti, e, su nostra pressante richiesta, l’Ufficio Passaporti accetta di rifare il passaporto collettivo e nominare un altro accompagnatore, nella persona di Bellati Maurizio. Il giorno prima della partenza, con grande solerzia, le impiegate della Questura rifanno in poche ore il documento, e la sera del 2 maggio il passaporto collettivo per 39 partecipanti al viaggio destinazione Ucraina, viene ritirato dai componenti del consiglio del coro. Sfortunatamente, anche in sede di rifacimento del modulo, nessuno si pone domande sulla pertinenza del documento.
Il giorno della partenza un altro imprevisto arriva a complicare la situazione: lo sciopero Alitalia ci costringe a cambiare l’orario di partenza praticamente “in corsa”. Invece della partenza in mattinata siamo costretti ad accontentarci del volo serale, di fatto rinunciando al primo giorno di trasferta in Ucraina. Tutto sembra però procedere normalmente all’aereoporto di Malpensa, e dopo i controlli doganali e il check-in si pensa che tutto sia risolto. 

Scesi invece a Kiev alla una di notte, abbiamo la sgraditissima sorpresa di scoprire che le autorità Ucraine non ci permettono di oltrepassare la frontiera e prendere il pullman che ci aspetta perchè il passaporto collettivo non è un documento riconosciuto dall’Ucraina, e dopo un lungo “interrogatorio” sulle nostre intenzioni in Ucraina e inutili discussioni che si protraggono per oltre un’ora il capo della polizia aeroportuale ci rimanda nella hall dell’aeroporto: solo cinque componenti del Nives, muniti di passaporto individuale, entrano in Ucraina.
Mentre i nostri accompagnatori di Les Cultures e i nostri coristi “sdoganati” chiamano via via il Questore di Lecco, il Ministero degli Esteri, il Console a Kiev, e molte altre autorità senza ottenere nessun aiuto concreto, i 39 coristi elencati nel passaporto, dopo qualche speranza subito vanificata, in un misto di delusione e rabbia passano la notte nella hall, dormendo sulle panche in qualche modo (compreso il Maestro del coro e parecchi coristi ultrasettantenni). Dopo una notte a dir poco pesante, alle 7.00 di mattina in trenta, praticamente senza preavviso, sono imbarcati su un volo Alitalia e riportati in Italia. I consiglieri del coro intanto chiamano a casa, spiegando la situazione, e riescono a far arrivare quantomeno un autobus ad accogliere i “clandestini” a Malpensa, per poterli riportare a Premana.
Altri 9 partecipanti devono attendere le 16.30 e imbarcarsi sul volo del pomeriggio, avendo come unico sostegno il funzionario Alitalia locale che si prodiga, per quanto in sua possibilità, per aiutare i malcapitati, pur senza ovviamente poter dare la possibilità di uscire o anche solo di parlare con i  compagni oltre dogana.
Una volta imbarcati, nel pomeriggio, dopo ormai 16 ore di permanenza in aeroporto, gli ultimi membri del gruppo respinto scoprono, parlando col Comandante del volo che li riporta in Italia, che Alitalia ha pagato una multa di 25.000 euro, ed è stata costretta a far scendere dei passeggeri dall’aereo partito da Kiev in mattinata per imbarcare i 30 primi rimpatriati, pena il non poter decollare.
Dopo aver trovato un passaggio fortunoso (un pullman di premanesi in gita a Busto Arsizio li riporta a casa), sulla strada del ritorno i 9 rimpatriati hanno anche la sorpresa di poter viaggiare leggeri: i loro bagagli sono rimasti a Kiev!!

LE CONSEGUENZE

Le conseguenze dirette e immediate dell’avvenimento sono da distinguere in due filoni: per i consiglieri e l’unico corista che riescono a oltrepassare la frontiera di Kiev, c’è il compito, non molto piacevole, di doversi recare all’Ambasciata di Kiev, all’associazione “Detskij Fond”, agli orfanotrofi che il Nives avrebbe dovuto visitare per spiegare la mancata presenza del coro stesso, il perché quella che avrebbe dovuto essere una bella iniziativa non si è potuta fare. A beffa dell’incidente accaduto scoprono che il telegiornale nazionale Ucraino riporta come seconda notizia di apertura l’espulsione di un gruppo di “clandestini” alla frontiera dell’aeroporto di Kiev!!
Per i membri invece espulsi, il mesto ritorno a casa coincide con una vasta eco degli organi di stampa che si mostrano solidali con il Nives, e con Les Cultures

Passato qualche giorno per lasciare calmare gli animi, un primo incontro effettuato per dirimere la questione con il Questore di Lecco, Dott. Ricciardi, e con la presenza del premanese Fazzini Giovanni, Presidente del Consiglio Provinciale, e dei rappresentanti del  Nives e di Les Cultures, pochi giorni dopo la conclusione della vicenda, sembra portare alla possibilità di un rapido intervento dello stesso Questore presso le autorità dell’aeroporto di Malpensa, finalizzato al riconoscimento della Sea (la società che gestisce l’aeroporto) degli “errori da lei commessi”. La speranza si rivela un tentativo vano, come vani sono i tentativi di portare, su più tavoli istituzionali, la vicenda accaduta.
Dopo lunghe trattative inconcludenti e diversi contatti intercorsi con più interlocutori, nell’ultimo incontro avvenuto alla presenza del Questore Ricciardi, le sue parole si possono così riassumere: anche riconoscendo alla Questura una parte della colpa nella vicenda, da dividere però con la Polizia Aeroportuale e con la Sea (che ha effettuato il check-in), non avendo la stessa Questura un fondo cui attingere per un eventuale rimborso di danni, l’unica maniera per ottenere un risarcimento è sporgere formale denuncia contro la stessa Questura.
Questa, naturalmente dopo aver provato tutte le strade stra-giudiziali senza aver ottenuto riscontro alcuno, è la strada da noi intrapresa.
 
LE RESPONSABILITA’

Di un’esperienza che doveva rappresentare l’apice del 50° del Coro Nives, il riconoscimento morale a quanti hanno sempre creduto che oltre l’amicizia e la passione per il canto, qualcosa di ancor più profondo legasse tra loro i coristi, il consiglio e il Maestro del coro, ci sono rimaste solo le foto degli aeroporti, oltre 20.000 euro di spese vive sostenute e qualche altro conto da pagare, e l’amarezza di aver ricevuto il peggior trattamento possibile come ringraziamento al tentativo di realizzare un’iniziativa umanitaria in favore degli orfanotrofi ucraini.
La nostra volontà (ancora viva), di riproporre un progetto analogo a favore dei bambini ucraini si scontra purtroppo con l’impossibilità di affrontare una seconda volta, per la nostra associazione e i privati che ne fanno parte, le spese del progetto: certo non prima di aver individuato le responsabilità degli errori o dei mancati controlli che hanno portato alla situazione descritta, di cui il coro è stato involontaria vittima, e di aver avuto il dovuto riconoscimento per il danno subito.

CORO ALPINO NIVES PREMANA 

I "SONDAGGI" DI VALSASSINANEWS

BOTTI A CAPODANNO: TRADIZIONE O INCIVILTÀ?

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