L’apostolo Tommaso incarna alcuni atteggiamenti molto attuali e perenni di fronte alla fede:il razionalismo e la verifica positiva, applicati all’oggetto della fede.
Davanti ai dubbi e alle crisi della fede affiora,anche nei credenti, la tendenza a cercare prove e sicurezze. Avvertiamo che nel fondo del nostro essere c’è una resistenza a credere; questo è ciò che provoca “l’incredulità del credente”!
Non c’è dubbio che la fede in Gesù morto e risorto è il nucleo centrale del messaggio cristiano. Consapevoli di questo, percepiamo la tensione dialettica dell’apostolo Tommaso, tra fede e ragione, fede ed incredulità , fede ed insicurezza, fede e oscurità.
Allora logicamente chiediamo luce e prove per credere ed accettare Dio nella nostra vita personale, morale, affettiva, familiare, sociale, lavorativa o d’ affari.
Come siamo meschini e diffidenti!
Siamo sicuri:perchè ci costa tanto credere veramente? Soprattuttto per uno di questi motivi:per razionalismo ipercritico, per paura del rischio, per mancanza d’impegno e di generosità: in definitiva per mancanza d’ amore.
Poichè nella misura in cui prenderemo contatto con il dolore e la sofferenza delle persone malate, povere, umiliate ed oppresse, scopriremo, tra di loro , il Signore. Senza vederlo fisicamente lo vedremo per mezzo della fede e crederemo in Lui.
“Beati quelli che pur non avendo visto, crederanno in Me”, dice Gesù.
Don Graziano vicario parrocchiale
domrnica 23 aprile 2017
Seconda domenica di Pasqua
Gv 20, 19 – 31
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