“Bacia e carezza per me tutti, volto per volto,
occhi per occhi, capelli per capelli.
A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani.
Sii forte, mia dolcissima, in questa prova
assurda e incomprensibile”
(Aldo Moro – da una lettera alla moglie Eleonora
scritta pochi giorni prima di essere ucciso)
,
Che caldo, caro Direttore: come si fa ad aver voglia di scrivere un domenicale? Con queste temperature (poi magari stamattina, domenica, dovremo metterci la giacca a vento) c’è poco da far funzionare il cervello.
Magari un’idea che sembra giusta fa capolino, ma poi si scioglie come un gelato sul cono, quello che ti scende sulla mano, schizza sulla camicia, ti costringe a cercare rimedi salvo accorgersi che la terapia è peggio della improvvida cura.
Per cui non sai cosa scrivere.
Vado a sbirciare nella sezione cultura di VN e faccio un conto rapido: mi accorgo di aver imbrattato pagine per 90 domeniche. Che abbia finito i numeri della tombola?
Può essere, ma, pur abbattuto dalla calura, mi dico che sarebbe bello arrivare a cento.
E così mi viene in mente un anno, il 1977. E una specie di domenicale.
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1976. Un anno prima.
Arrestano Renato Curcio e Nadia Mantovani, fondatori delle Brigate Rosse; vengono uccisi due carabinieri e arrestati un generale e un capitano per la strage di Piazza Fontana del 1972. Mario Tuti (neofascista) viene condannato per alcuni attentati terroristici mentre Ulrike Meinhof (principale esponente della tedesca Rote Armee Fraktion) si impicca in carcere.
Le Brigate Rose uccidono il procuratore di Genova assieme alla sua guardia del corpo e all’autista; poi ammazzano anche il vice questore di Biella. Nasce Prima Linea che assalta l’associazione dirigenti Fiat. Scoppia una bomba a Brescia e ci scappa il morto.
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1977.
A seguito di scontri ripetuti, a Bologna arrivano i carri armati; Prima Linea uccide un brigadiere. Francesco Cossiga, ministro dell’interno, vieta tutte le manifestazioni pubbliche.
Il giornalista Indro Montanelli viene gambizzato dalle Brigate Rosse; il giorno dopo tocca al vice direttore del TG1.
Alcuni neofascisti uccidono un esponente di Lotta Continua; a Roma le Brigate Rosse feriscono l’assessore Publio Fiori.
Sempre le Brigate Rosse sparano al vice direttore della Stampa, il giornalista Carlo Casalegno, che muore dopo dodici giorni; neofascisti uccidono un operaio comunista.
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1978. Solo una pillola.
Il 16 marzo, mentre si stava recando alla presentazione del quarto governo Andreotti, le Brigate Rosse rapiscono Aldo Moro.
Il suo corpo, crivellato da una decina di colpi di pistola, venne ritrovato il 9 maggio nel bagagliaio della stessa auto sul quale fu trasportato il giorno del rapimento.
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E fu in questo clima (la chiamavano “strategia della tensione”) che nel 1977, quarant’anni fa, il Benedetti dei domenicali su Valsassinanews si trovò coinvolto nella maturità.
La cui prima prova, come ben noto, era, è, e probabilmente sarà in eterno, il “tema”.
Non ricordo le altre “tracce”; ho invece ben vivo il ricordo di quella che scelsi: chiedeva di parlare della Costituzione, della sua applicazione in concreto, dei suoi principi, libertà, democrazia e via di questo passo.
E così raccontai una storia.
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Lecco, 22 luglio 1977. Caldo africano. Un po’ come la settimana scorsa, insomma.
Dopo settimane di sofferenza finalmente arriva il mio turno per l’orale. Mi presento in tenuta da viaggio con valigia al seguito. Non appena finito prenderò la prima corriera per Cortenova: ho assistito agli esami di altri compagni e nel giro di tre quarti d’ora dovrei essere fuori. Ragioniere, ma dovrei essere fuori.
Arrivano strane domande. Non capisco: dovevo essere interrogato in Ragioneria e Scienza delle Finanze e per quello mi ero preparato.
Invece.
Il commissario interno, la mia indimenticabile prof. di Finanze, mi guarda con un sorriso e allora inizio a realizzare che forse tutte quelle domande sono per…
Il tema. Ecco, il tema sulla Costituzione, la libertà, la democrazia.
Quella storia di due giovani entusiasti della vita che si amano e progettano di stare insieme per realizzare i loro sogni. Poi, un giorno, in una piazza qualsiasi di una città qualsiasi di un Paese qualsiasi, quei sogni si dissolvono sotto i colpi di pistole che sparano.
Strategia della tensione, rossi, neri e magari anche bianchi. Tutto finito, crollato come le Twin Towers, insanguinato come il Bataclan, terrorizzato come Berlino, Londra, Manchester, Istanbul e molte altre città ancora.
Strategia della tensione. Oggi come allora. Mi vien da pensare come sempre.
“La libertà è un albero, la democrazia uno dei suoi frutti. Oggi profuma di piombo. Il mio Paese è il maggior consumatore di P38”.
Il mio tema sulla Costituzione iniziava così.
E mi ha fatto perdere anche l’ultima corriera del mattino.
Buona domenica.
Riccardo
Benedetti
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