11 agosto. Niente stelle cadenti. Non ne ho viste, non ho guardato in alto ed anche se l’avessi fatto probabilmente mi sarei scontrato con le nuvole. Mi sono perso in altre faccende, abbiamo incontrato Andrea Vitali ed è stata una piacevolissima scoperta. Bene così, anche se l’emozione mi ha giocato un brutto scherzo: riepilogando i Premi Sagra assegnati sino a ieri sera mi sono dimenticato quello che ha originato la presenza del romanziere bellanese. Il Guido (Agostoni) dice di aver tentato un suggerimento, ma ero troppo preso a mettere insieme una fila di parole che non sapevo nemmeno io se avessero o meno senso e non l’ho visto. Così, porca putanega (copyright della nonna Lina), ho toppato. Il Guido tenta di consolarmi. “Non se ne è accorto nessuno”: è vero, ma io sì. E tanto basta e avanza. Chiedo scusa a Giancarlo Vitali, ma proprio di lui dovevo dimenticarmi?
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Mentre l’orchestra (una “signora” orchestra) suona, giro da solo per la Sagra. La sera è fredda, sono passate le dieci e non c’è granché di gente davanti agli stand. Molti sono là sotto il palco a ballare. Io non sono capace, ho l’agilità di un pezzo di marmo quando deve essere ancora estratto e la sensibilità musicale di un gallo cedrone, quindi preferisco evitare di essere d’intralcio e mi metto a guardare le coppie che si muovono elegantemente mentre luci e fumo salgono verso il cielo e gli strumenti si lanciano in una corsa nel tempo tra passato e presente. Chissà perché la gente che balla mi mette addosso una specie di strana malinconia. Dovrebbe essere il contrario: guardali lì, tutti sorridenti e felici mentre volteggiano sulla pedana, sembrano telecomandati, un passo dopo l’altro si avvicinano e si schivano, il sorriso sulle labbra, busto eretto, testa alta, gira di qua, gira di là, è la giostra umana che srotola la propria felicità. Che sia triste perché vedo la gente felice? Mi viene in mente la straordinaria risposta ricevuta da un personaggio molto noto di Cortenova: al mio “ciao” lui rispose “so miga mi”. Mah! Forse, prima di non capire più chi sono e scrivere diari in cui lo confesso, dovrei farmi curare.
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11 agosto. Oggi compie gli anni Renato Corbetta. Ne ha novantasette, “lè dol viint” si direbbe (e si dice) dalle nostre parti. Nasce quattro giorni prima della cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi di Anversa. Quella che sarà una delle sue gare, i cento metri piani, li vinse un americano di vent’anni, Charles Paddock, con il tempo di 10 secondi e otto decimi. Paddock, poi, se ne andò nel 1943 per colpa della guerra in un incidente aereo. Renato, invece, lo possiamo per nostra (e sua) fortuna incontrare ancora e ricordare i suoi di vent’anni in questa fotografia scattata a Lecco laddove poi sarebbe stato costruito lo stadio. Renato taglia il traguardo per primo. Medaglia d’oro, oggi come allora e come sempre. Buon compleanno!
R. B.
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