Ha ragione il Signore quando si commuove davanti alle folle e ne sente compassione perché sono stanche e sfinite, come pecore senza pastore: sono le nostre folle in metropolitana, in aereo, sulle strade dove non ci si incontra più perché non c’è tempo per fermarsi quando il verbo è “arrivare”, arrivare prima di altri.
Finché ad un tratto sei messo da parte e non hai più un riferimento valido, entri nella schiera dei pensionati e sei lasciato vivere e morire in solitudine. Venti e venti anni di scuola, quaranta di lavoro e poi forse altri venti nei quali sei una nullità e nessuno ti ha preparato a questa terza vita!
I bambini sembrano già soffrire di questa prospettiva e non sono capaci di affrontare l’assenza dei nonni delle prime favole, la morte della mamma, la violenza e il sopruso patito da un famigliare. Manchiamo di una cultura che insegni a trovare in ogni presenza umana, anche ammalata, anche inutilizzabile ad occhi distratti, il valore immenso di una vita. Non importa se abbiamo davanti anoi solo un anno o un giorno, perché ogni nostro istante può essere di una utilità infinita a chi ci sta vicino, al figlio che incomincia a lavorare adesso, al nipotino che impara a camminare, al bambino che prova a leggere.
La vecchiaia esiste solo quando si è rimasti “senza pastore”, allora non sono il numero degli anni che contano, si può diventare vecchi anche a trenta, ma è la perdita di ogni interesse reale, di ogni prospettiva e di quella coscienza del proprio compito in mezzo ad una umanità che avanza con il contributo di tutti.
È la vita missionaria, non solo di chi va in paesi lontani, ma di chi resta coraggiosamente nella propia casa, di chi sopporta, senza perdere il sorriso, situazioni famigliari di grande peso.
Si può essere missionari di serenità e di pace nel nostro condominio, nel paese dove la critica è cosa di ogni giorno, nelle litigiose periferie delle nostre città.
La compassione del Signore è anche per noi che non sappiamo arrivare alla poetica fiducia di Pasternak quando scrive: “Risento la dolcezza di sapere che io stesso, il mio destino altro non sono che un Tuo dono prezioso e mentre su questo letto la mia vita si spegne, sento il fuoco delle Tue mani!”
Don Graziano
vicario parrocchiale
Domenica 29 ottobre 2017
Tema missionario della seconda domenica
dopo la Dedicazione del Duomo di Milano
Rito Ambrosiano- Ciclo “A”
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