Beati i poveri: cioè quelli che non contano, che non hanno opinione, che non interessano a nessuno, le facce anonime che debbono far coda dappertutto. I senza nome e reputazione, né raccomandazione. I timidi, gli ingenui, cui nessuno chiede consiglio, e tanti dettano legge.
Beati gli afflitti: ma non tutti! Soltanto quelli che patiscono senza darmi addosso, avendo capito che la croce l’ho trascinata per primo.
Beati i miti e i misericordiosi: però non chi dice “io non faccio male a nessuno. No. Troveranno misericordia ed erediteranno la terra solo quelli che offrono al bisogno, tengono in casa il vecchio, accolgono lo straniero, adottano il bimbo abbandonato.
Beati gli affamati di giustizia e di pace: parlo dei pezzi grossi, si, quelli dei missili e delle mine, delle guerre e guerriglie, ma saranno saziati per primi i seminatori di serenità, nascosti nelle famiglie, negli affari, nelle fabbriche e nelle campagne, negli ospedali e nelle strade.
Beati i puri di cuore: cioè chi ha occhi per vedere e giudicare, per discernere, e per rifiutare. I pazienti minatori delle coscienze, che riescono a scovare il bene anche in fondo all’anima più buia. Gli ottimisti, anche, capaci di sorridere al futuro e di mandare al diavolo il telegiornale che piange sui disastri della Borsa, come se fossimo all’ultimo giorno.
Beati voi e tutti i perseguitati nel mio nome: quelli che scontano la fede nel gulag di mezzo mondo, ma anche chi è deriso e sbeffeggiato perché va a messa e manda il figlio all’ora di religione. Come sono vive quelle parole? Ora non serve andare sulla montagna per capirle, va bene anche la pianura, la città, il paese…
Scegliamone una sola di queste beatitudini, ma scolpiamola nel cuore, facciamone il semaforo della vita: perché la nostra vita non diventi una giungla!
Don Graziano vicario parrocchiale
Mercoledì 1 novembre 2017
Solennità di tutti i Santi – Vg Mt 5, 1 – 12