INDOVERO CON NARRO – La chiesa di San Martino di Tours si trova in una posizione singolare tra le due frazioni di Indovero e Narro. Questa collocazione ha fatto nascere varie leggende che identificano la costruzione come la chiesa del filo o della corda. Si tramanda che per lunghi anni i due paesi vicini furono in contrasto a causa della posizione della chiesa parrocchiale: l’uno la voleva nel proprio territorio e stessa cosa reclamava l’altro. A dirimere l’annosa questione ci pensò in modo salomonico lo stesso San Carlo Borromeo. Infatti, racconta la leggenda, il santo fece tirare una corda tra Indovero e Narro e, una volta stabilita la metà esatta tra i due abitati, decise il luogo esatto per l’edificazione della chiesa che avrebbe dovuto servire i due paesi contendenti. La leggenda però non ha solide basi storiche perché colloca la sua fondazione all’epoca di San Carlo mentre a quell’epoca (seconda metà del ’500) la chiesa aveva già un lunga storia di oltre tre secoli alla sue spalle. Infatti è già citata dal “Liber Notitiae Sanctorum Mediolani” del 1266, un elenco redatto da Goffredo da Bussero, in cui vengono riportati i nomi delle chiese presenti nella diocesi di Milano. (da Valsassinacultura.it)
Qui si è svolta la tradizionale festa organizzata dall’Unità Pastorale dell’Alta Valle in onore del Santo a cui l’edificio religioso è dedicato. Ospite d’onore del parroco don Bruno Maggioni il diacono Gianmaria Manzotti che ha tenuto l’omelia dopo la proclamazione delle letture. Don Giamaria nel ricordare la figura del Santo ha detto: “La grandezza di questo santo sta tutta nel fatto che ha preso alla lettera quello che abbiamo ascoltato nel brano evangelico che la liturgia ha affidato oggi alla nostra meditazione. Non è difficile immaginare, stando a quanto attesta Sulpicio Severo (storico romano), che Martino prima di morire abbia detto: ‘Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare’. San Martino ha avuto la statura del pastore perché aveva l’ossatura del servo: è questa ossatura, irrobustita dalla muscolatura della carità, che l’ha reso grande e che fa dire alla liturgia: “fu discepolo glorioso di Cristo tuo figlio”, ricordando così che le porte del Regno si spalancano quando a bussare sono mani che non si sono chiuse al bussare dei fratelli bisognosi di aiuto. Per ciò la liturgia esclama ‘Beato Martino!’. Martino, pur non avendo conseguito la palma del martirio ha ricevuto la gloria del martirio, a motivo della sua carità concreta e generosa, ma soprattutto gioiosa, che gli ha fatto meritare queste lodi: “fulgido esempio per tutti!”e “gemma dei pastori”.
Manzotti ha quindi concluso: “Il colloquio silenzioso e prolungato con Dio è stato il vero movente della sua carità pastorale, esercitata senza risparmio e senza riguardo per la sua stessa salute. Infine tu dolce amico dei poveri, ti chiediamo di sostenere i nostri passi sulla via dell’amore e la forza di compiere, con entusiasmo sincero, il pellegrinaggio della carità, che “non avrà mai fine”. Amen”.
La celebrazione è stata sostenuta dai canti del Coro misto Voci nel tempo di Cortenova.
Credit Foto Peverelli