“Ma noi non ci saremo, noi non ci saremo,
no, noi non ci saremo”
(Noi non ci saremo – Folk Beat n. 1 – Francesco Guccini 1967)
Domanda della domenica: quali sono i colori della Svezia?
Poi vi aiuterò nella risposta.
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Vi dirò che sono molto contento del domenicale di settimana scorsa. Ê vero, ho giocato in casa, ma qualche volta si rischia di più tra le mura amiche che in trasferta, anche perché tratti di luoghi e genti vicine e che puoi incontrare in ogni momento.
In questi giorni ho pensato molto alla frase “si continua a dare spazio a personaggi che sarebbe meglio emigrassero in qualche Paese lontano” e non devo certo spiegarvi il perché la tiro fuori ancora.
Il culo dalle poltrone, una volta che ce lo hai messo sopra dopo lungo inseguimento, fai fatica a levarlo; soprattutto se conosci bene i tuoi limiti, se ci sei arrivato per una serie di circostanze irripetibili e sai benissimo che se te ne vai torni a pascolare, come meriti, nel sottobosco dei signor nessuno.
D’accordo, ma cosa c’entra tutto questo con i colori della Svezia?
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Conosco abbastanza bene il presidente di una società che, tra altro, dispone di una ottima sezione calcio.
Parlando con lui della recente tragedia che non permetterà ad un esercito di “giornalisti” di buttarsi nella Moscova, alle nostre sacre televisioni di inventarsi programmi dedicati alle “notti maggiche” e a milionari in braga corta di evitare di piangere dopo aver compiuto l’ennesima malefatta, ho scoperto una storia vera che, appunto in quanto tale, voglio raccontarvi.
Qualche anno fa, mi ha raccontato l’amico, dopo una serie di saliscendi tra la terza e la seconda, la squadra della società di cui è presidente riuscì a salire in prima categoria.
Un bel balzo per una formazione di montagna che ha sempre dovuto fare i conti con trasferte disagevoli per non parlare della difficoltà ad allenarsi in inverno. E che nel 2002 rischiò di chiudere i battenti a causa di una montagna che decise di scrollarsi di dosso milioni di anni di agguati del tempo.
Un bel balzo evidentemente meritato da tutti, e prova ne fu il fatto che dopo aver maturato la necessaria esperienza ed aver compiuto scelte giuste, un certo anno la squadra fece un campionato straordinario sfiorando la vittoria in campionato ed il conseguente passaggio alla categoria superiore, la Promozione.
Magari non lo sapete tutti, ma chi arriva tra il secondo e il quinto posto ha il diritto a giocarsi la possibilità di essere promosso attraverso il meccanismo dei play-off.
La squadra del mio amico presidente affrontò questo supplemento di campionato con entusiasmo e bravura tanto che alla fine risultava essere in ottima posizione per poter essere ripescata anzi, era addirittura la prima in graduatoria.
In più, è sempre l’amico a confidarmelo, i ragazzi si comportarono molto bene non solo sportivamente ma anche sotto il profilo disciplinare e salirono sul podio della cosiddetta “Coppa Disciplina”, risultato anch’esso tenuto in considerazione per una eventuale promozione indiretta.
“Furono settimane di grande attesa – ricorda il mio amico – e di scelte importanti perché non sapendo a quale campionato avremmo partecipato dovevamo comunque prepararci, e siccome le regole della Promozione in tema di giovani sono diverse da quelle della prima categoria, la società decise di rischiare nella speranza di un ripescaggio che sembrava imminente oltre che giustificato dai fatti”.
Ma così non fu.
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Non molto tempo prima di questa vicenda si svolsero le elezioni del presidente del comitato regionale lombardo della federazione giuoco calcio, una carica prestigiosa, di quelle che se ci hai messo intorno il culo fai fatica ad abbandonare. Il presidente uscente chiaramente si ricandidò e dovette fronteggiare una concorrenza molto popolare e, almeno sulla carta, di rottura rispetto al passato.
E fu alla concorrenza di rottura che la società del mio amico presidente diede improvvidamente il voto.
Vale la pena ricordare, così, tanto per mettere sul tavolo anche il tre di briscola, che il presidente uscente era una sorta di satellite di un altro che prima di lui aveva fatto il presidente. Un ragioniere di Pontelambro ex dipendente bancario, democristiano fino al midollo.
E che, secondo quanto tutti possono leggere su Wikipedia “nel 1970 è stato condannato a 4 mesi per falsità in titoli di credito; nel 1994 a due mesi e 28 giorni per evasione fiscale; nel 1996 a 3 mesi per omesso versamento di contribuzioni previdenziali e assicurative; nel 1998 a tre mesi per omissione o falsità in denunce obbligatorie e 3 mesi per violazione delle norme anti-inquinamento e multe per circa 7.000 euro”.
Per farla breve, anzi brevissima: il comitato regionale decise che il campionato di promozione doveva avere otto gironi di cui sette da 18 squadre e uno da 17.
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Noi non ci saremo, e al mio amico che è uno sportivo dispiace, al presidente di quella società, invece, molto meno e, in fondo, è contento che al posto nostro ci vada la Svezia.
Saprete il perché se risponderete correttamente alle seguenti due domande.
La prima: quale squadra avrebbe dovuto completare quello stravagante girone da 17?
La seconda: quali sono i colori della squadra del mio amico?
Buona domenica.
Riccardo
Benedetti
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