GRIGNA SETTENTRIONALE – Temerario e infermabile. Mentre altri non hanno avuto la sua fortuna, lui girava per il Grignone in queste condizioni, indossando dei semplici stivali rinforzati da ramponi già in quota.
Chi lo ha fotografato, guida alpina, ha tentato in tutti i modi di farlo desistere, ma non c’è stato verso. Allora è stato accompagnato un pezzo ma pure questo non è sembrata una mossa gradita: “Cosa vuoi? Faccio quello che voglio io” e alla domanda di chi fosse che nome e cognome avesse la risposta è stata: “Non te lo dico, se vuoi chiama i carabinieri“.
Ciononostante le guide in giro per la montagna lo hanno tenuto d’occhio e visto più volte scivolare, sempre senza conseguenze.
La prima volta è stato incontrato ai Comolli (1.800 mt di altitudine), poi da un’altra guida alpina all’altezza della fine del canalone della Ganda sotto il rifugio Brioschi versante Cainallo. In entrambe i casi gli esperti gli hanno detto di farsi recuperare dal soccorso perché continuava a cadere. Ma come detto senza riscontro.
Un atteggiamento censurabile e da condannare. Una leggerezza che si basa sulla propria convinzione di potercela fare sempre e comunque, non tenendo conto che se l’incidente arriva, anche gli uomini volontari addetti ai soccorsi corrono i medesimi pericoli, essendo la neve sopra i 1.500 metri difficilissima e pericolosa. Se non si vuole pensare a sé , almeno si dovrebbe avere la coscienza che un proprio guaio può mettere a repentaglio la vita di altre persone che si muovono con altruism0 e generosità.