“E bomba o non bomba noi arriveremo a Roma, malgrado voi”
(Bomba o non bomba – Sotto il segno dei Pesci
Antonello Venditti – 1978)
Confusione. È così anche per voi?
Altrimenti insegnatemi.
Colori.
Giallo.
Verde.
Viola.
Nero.
Oppure trasparente, insomma un non colore attraverso il quale vedi la vita degli altri, una vita privata semi calpestata senza bisogno di firmare alcunché, basta il gesto.
Un sacco con dentro le tue cose messo davanti alla porta in un certo giorno della settimana manifesta apertamente la volontà di comunicare agli altri il tuo tenore di vita, come fai con i supermercati che prima ti regalano una tessera e poi sanno esattamente cosa mangi, cosa bevi, come lavi i pavimenti, spolveri, pulisci, e tutto il resto che sarebbe solo un elenco inutile come uno scontrino una volta che hai pagato.
Il trasparente non mi piace, è una telecamera puntata sui tuoi bisogni.
Ma il giallo? E il verde? Oppure il viola? O, infine, il nero?
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Non so altrove, ma a Cortenova all’inizio c’era il Picasso con un motocarro.
Presumo lo chiamassero così poiché di mestiere faceva l’imbianchino. Del resto il mio paese (e presumo anche il vostro) ai tempi era un rincorrersi di soprannomi, anche perché, spesso e volentieri, i nomi e cognomi erano gli stessi.
Per cui, tanto per citare qualche esempio di stampo calcistico, c’era l’Amadei e c’è ancora il Muccinelli.
Al primo diedero quel soprannome in quanto evidentemente era un forte attaccante e assomigliava ad Amedeo, centravanti della Roma del primo scudetto nel 1942; al secondo, invece, affibbiarono quel nomignolo perché ricordava Ermes, attaccante piccolo e veloce (qualcuno scrisse di lui “Ho visto un ragazzino tutto pepe, un romagnolo che gioca già con la Biellese. Quello è un piccolo grande giocatore») che fece strada anche con Juventus, Lazio e Como.
In ogni caso, tornando a noi, c’era il Picasso con il suo motocarro.
Poi, a memoria, è arrivato il Papi, del cui soprannome sarei grato se mi venisse ricordata l’origine.
Il Papi aveva un AEBI, un trattorino di lingua tedesca entrato di diritto nella storia cortenovese: era rosso e sfrecciava tra le strette vie con agilità impressionante.
Caricava e se ne andava. Un sacco per uno. E, a quel tempo, probabilmente non faceva male a nessuno.
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Oggi, invece, pare di sì, per cui devi studiare.
E se al momento dell’interrogazione sei impreparato e sbagli ti ritrovi con una nota attaccata con lo scotch al sacco o al bidone.
Verde.
Viola.
Nero.
Dicono che serva per far vivere meglio tutti e salvare il pianeta: voto 10 sulla fiducia.
Dicono che poi pagherai di meno: voto zero sulla realtà, ma se riuscissero a dimostrarmi il contrario ne sarei felice e farei molto più volentieri il mio dovere di buon cittadino.
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Ecco, a proposito di balle.
Siamo entrati in un periodo in cui ne siamo letteralmente soffocati. Un diluvio di balle, una valanga di balle, un’alluvione di balle.
Piovono promesse, lampeggiano illusioni, consumati attori anziani che sperano in una seconda giovinezza, giovani steward del Napoli che emergono, la solita compagnia di soci ed ex soci che litigano tra cento sfumature di rosso e verde.
Ed una moltiplicazione di nomi e simboli che non è un miracolo ma la dimostrazione che il suolo italico ospita una specie talmente creativa che se ci fosse un apposito premio Nobel lo avrebbero già soppresso per manifesta superiorità.
Oggi i politici non ci sono più: chi ci comanda è un venditore, a volte un eccellente venditore, ed i suoi insegnanti sono Frank Bettger e Zig Ziglar, altro che De Gasperi, Adenauer e Schuman.
Oggi il “politico”, e scusate se sembro appena appena un pochino qualunquista, è come il rappresentante di aspirapolvere. Bussa alla porta e ti investe di meraviglie sul suo prodotto, i perché e i percome, cercando di convincerti che in tutta la tua vita non avevi ancora capito un benemerito tubo, non ce l’avevi l’aspirapolvere, come sei riuscito a sopravvivere così a lungo?
Differenze?
Una, enorme: l’aggeggio lo puoi provare per dieci secondi e decidere se ti è utile o meno.
Quegli altri, in certi casi, se li fai entrare in casa li devi mantenere per una vita. Pensione (la loro) compresa.
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Come diceva un mio vecchio sindaco la cui saggezza mi accompagna ancora oggi, “io di politica non capisco niente”, per cui mi scuso se non ho riempito questo foglio con analisi più accurate.
Volevo però manifestarvi un dubbio che mi tormenta.
Voi tutte queste balle dove le buttereste?
Giallo?
Verde?
Viola?
Oppure nero?
Ci fossero ancora il Picasso con il motocarro o il Papi con l’AEBI…
Buona domenica.
Riccardo
Benedetti—
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