CAPRA OROBICA E DINTORNI VISTI DAI BAMBINI DELLA PRIMARIA DI CASARGO



CASARGO – Come si fa il formaggio, imparare ad essere allevatori e casari, la sfilata delle capre accompagnate dai bambini e come si fa il burro. Ecco i lavori svolti dai nostri piccoli giornalisti della primaria di Casargo e dalle loro insegnanti.

Non mancano anche alcune filastrocche relative alla capra, molto diffuse nei paesi dell’Alta Valsassina.

IMG_9430 (Medium)Come si fa il formaggio
Si narra che la nascita del formaggio fu casuale; un mercante, dovendo attraversare il deserto, portò con sé del latte in una bisaccia fatta di stomaco di pecora. Il movimento, il caldo e i succhi presenti sulla parte dello stomaco di pecora trasformarono  il latte in piccoli grumi da mangiare. Era così nato il formaggio.

Per fare il formaggio bisogna:

-riscaldare il latte preso dalle mucche (la temperatura del latte varia a seconda del tipo di formaggio che si vuole fare);prendere una pentola e mettere il latte, poi man mano si deve aggiungere una  piccola quantità di caglio .  Il caglio si ricava dai vitelli, dagli agnelli e dai capretti.

– il caglio agisce “spezzettando” una proteina del latte , la caseina; questo forma la cagliata , una specie di gelatina bianca che si forma dentro la pentola ( coagulazione).

-la cagliata dentro la pentola viene “rotta” in piccoli  pezzi per formare il formaggio bitto o in grandi pezzi per formare il taleggio.

IMG_9418 (Medium)-se la cagliata non viene cotta, si ottiene un formaggio a pasta cruda(per es gorgonzola );se viene cotta si ottiene un formaggio a pasta cotta (per es. grana padano).

-i pezzi della cagliata vengono separati dal liquido (siero).

-la pasta viene fatta riposare in stampi o nel fascere di dimensioni diverse.

-il formaggio viene salato direttamente o messo in salamoia (vasca contenente tanto sale).

-viene fatto stagionare in cantine per un tempo più o meno lungo a seconda del tipo di formaggio.

IMG_9487 (Medium)Imparare ad essere allevatori e casari:
In sala civica a Casargo, gli alunni della scuola primaria hanno partecipato al laboratorio tenuta dalla sig.ra Tecla Bertarini e da Stefano in occasione della tradizionale “Mostra della capra orobica”.

Gli organizzatori hanno dato informazioni sugli animali: mucche, cavalli, capre, maiali e asini. Quindi i bambini sono stati divisi in due squadre: quella delle mucche e quella dei cavalli per una gara a domande.

Durante il laboratorio gli alunni hanno anche assaggiato il latte di capra e la panna tolta dal latte di mucca. Poi hanno munto una mucca “finta”; per provare l’emozione di questo momento importante per gli allevatori: a turno ognuno mungeva in un tempo stabilito, gareggiando per raggiungere il miglior risultato.

I bambini hanno successivamente fatto il burro, inserendo la panna nella zangola o “penacc”.

Contemporaneamente alcuni allevatori hanno scaldato il latte e quindi aggiunto il caglio per ottenere il primo sale, un formaggio tipico.

Infine i bambini si sono abbuffati di pane, burro e marmellata.

IMG_9295 (Medium)Come si fa il burro:
Occorrente:
– panna fresca -zangola (in dialetto “penacc”)

Procedimento:

-prendere la panna fresca

-metterla all’ interno della zangola

-alzare ed abbassare il “bastone” continuando il procedimento fino ad ottenere il burro.

Curiosità:
un tempo le mamme usavano il rumore prodotto dalla zangola par fare addormentare i bambini.

La filata

Nel piazzale del comune di Casargo si è svolta la tradizionale sfilata in occasione della mostra della capra orobica. Alla sfilata c’erano le capre orobiche condotte dai bambini provenienti da Casargo e da altri paesi e alcune persone con vestiti tradizionali. Hanno partecipato gli alunni della scuola primaria di Casargo e altri bambini dei paesi limitrofi. La sfilata è partita nel parcheggio sotto il comune e si è conclusa nel piazzale del comune con la gara delle foglie. Hanno partecipato tre persone che dovevano riempire il  “campacc “ di foglie.

Filastrocche e racconti:
LA CAPRA DALLE CORNA DI STRACCI

Una vecchia cattiva, che non sopportava i bambini giocare vicino a casa sua, accompagnò un giorno le sue capre a pascolare nella località “Bandi”.

Poiché stava per scoppiare un temporale, la padrona radunò le sue capre e con grande stupore e paura si accorse che l’animale più bello aveva le corna penzolanti lungo la testa: erano diventate di stracci; impaurita scappò ma si accorse che la capra parlava, si era trasformata in strega e la inseguiva.

Entrambe continuano ancora oggi a rincorrersi sulle nostre montagne.

LA CAPRA DOL CINCIRISBEL

Capra orobicaIn quel de Ciarei c’era la tana di una volpe con quattro cuccioli. La volpe, non avendo più latte da dare ai suoi piccoli, andò alla ricerca di cibo. Ormai stanca e stremata, stava rientrando a casa, quando udì un lamento provenire da un cespuglio; si avvicinò pian piano e scorse un pettirosso che era intrappolato in un archetto e aveva una zampa rotta. Il pettirosso la pregò di liberarlo e di non mangiarlo e le promise che avrebbe ricambiato il favore. La volpe impietosita lo liberò e lo lasciò andare. Si rimise alla ricerca di cibo. Era ormai sera quando riuscì a catturare una lepre e si diresse verso la tana. Quando stava per entrare, sentì una voce che diceva:

“Mi so la cabra dol cincirisbel
senza oss e senza pel
con un denc ben molaa
chi ve scia ghe tiri fo ol fia”

La volpe, spaventata, abbandonò la preda e corse in cerca di aiuto e ritrovò il pettirosso che aveva liberato. L’uccellino le chiese  cosa avesse da disperarsi tanto; sentita la storia, promise di aiutarla. Di corsa giunsero alla tana.

Il pettirosso chiese:

“Chi ei che ghe ent in de sta tana?”, ed ebbe la solita risposta.

Allora l’uccellino disse:

“E mi so l’uselin da la gamba storta
se vegni ent te tiri fo viva o morta”.

Infatti entrò, le beccò un occhio, la trascinò fuori, così la volpe poté sfamare i suoi piccoli.

OL FIL DE NATAL ADOSS

Una famiglia, composta da genitori e una figlia, trascorreva l’estate nella baita all’Alpe Paglio per accudire le capre.

Una sera scoppiò un furioso temporale, le capre furono rinchiuse nella stalla, purtroppo ne mancava una. La bimba fu invitata dal padre a recarsi fino alla piazza Chucher a cercare l’animale mancante; la trovò, la tirò per la corda per condurla alla stalla, ma la capra non voleva saperne di muoversi.

Ad un tratto si udì gridare:

“Strangolela, strangolela!”.

Era la “stria” trasformata in capra.

“Non posso, non posso, la gà ol fil de Natal addosso” rispose la voce dello spirito buono che proteggeva la bambina.

Il temporale cessò e la capra seguì docilmente la padroncina alla stalla.

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