BARZIO – Votato dalla maggioranza l’aumento dell’aliquota Imu sulle seconde case da 8,20 a 9,70. Ora si aspetta la risposta da Roma. “Non restava altro da fare per evitare il default – spiegano i tecnici di Palazzo Manzoni – considerate le condizioni in cui il Fondo di Solidarietà Comunale ha ridotto le entrate del Comune, che sono inferiori di quanto si incassava all’epoca con l’Ici”.

In questo modo Barzio si allineerebbe ai paesi limitrofi, tuttavia sul Comune vige ancora il blocco tributario e per attuare l’aumento dell’imposta occorre il via libera del Ministero e della Corte dei Conti che entro due mesi dovranno pronunciarsi sul Piano di riequilibrio finanziario. Cercando di semplificare, il Comune, che non potrebbe ritoccare i tributi, fa presente a Roma che c’è rischio di non avere coperture per i servizi e le spese ordinarie. La giunta Ferrari chiede quindi di poter aumentare l’Imu per introitare quei 400mila euro necessari alle casse comunali.

Va detto che se non fosse stato imposto il blocco tributario probabilmente l’amministrazione avrebbe da tempo innalzato l’Imu, che attualmente per Barzio frutta un gettito di circa 2.400.000 euro, di cui 1.700.000 va però al Fondo di Solidarietà e solo 800.000 restano nella disponibilità del paese. I beni immobili del Comune sono tutti affittati e gli non ci sono affitti arretrati; i beni alienabili (terreno di via Gaggio per 300mila euro, un locale in paese per 30mila euro, il baitello di Bobbio per 80mila euro, l’edificio della scuola di sci a Bobbio per 20mila euro) non portano gettito immmediato.

L’aumento dell’Imu pare proprio essere l’ultima chance per dare respiro alle casse, ma non vi è molto ottimismo circa la risposta positiva dell’organo di controllo sulla finanza pubblica. “C’è un piano B?” chiede Paolo Bianchi dalla minoranza. “Il piano B è un ulteriore taglio di 150mila euro ai servizi, più di così potremmo chiudere baracca” chiosa la segretaria comunale.

C.C.