Vi meravigliate se vi dico che il protagonista di questo vangelo di questa domenica è una carezza? E non è l’unico caso del vangelo. Tante volte Gesù aveva accarezzato: il lebbroso, gli occhi del cieco, la bocca e le orecchie di un sordomuto, i bambini etc. etc…
L’accarezzare è un gesto troppo espressivo: dice la volontà di non abbandonare, di incoraggiare, di proteggere, di comunicare amicizia, di stabilire un rapporto di vita costruttivi….
In questo caso è Gesù a ricevere una carezza, e la riceve da Maria.
Che cosa significa questo gesto?
Intanto notiamo in Maria una forte sensibilità, che le permette di intuire la situazione di Gesù: Maria capisce che Gesù è in cammino verso la morte, e compie un gesto profetico che Gesù stesso confermerà.
Ora, c’è qualcosa per noi in questo gesto?
Oserei dire: è possibile anche a noi dare una carezza a Dio?
Di solito siamo noi a cercare la carezza di Dio.
E se fosse Lui a chiederla? E come? Ogni persona è sacramento di Dio.
Ogni volta che una persona soffre, le ferite che fanno sanguinare non solo il corpo, ma il cuore, l’anima, Dio cerca la carezza della nostra umanità.
Occorre sfidare in noi stessi e negli altri il buon senso comune che si scandalizza della bontà giudicata eccessiva o del perdono dichiarato inutile. L’amore è decisivo nella nostra vita e nelle nostre relazioni.
Ho incontrato figli che dicevano: “Non ho mai visto una carezza tra papà e mamma”, figli che soffrivano di non aver mai ricevuto una carezza, persone che hanno sofferto dello schiaffo dell’insulto e non hanno conosciuto la carezza della comprensione; gente che non riceve la carezza di una compagnia o di un gesto di amicizia.
E tutto ciò non significa ridurre la vita a romanticismo, tutt’altro!
La carezza di Maria a Gesù ha più di uno spiraglio da aprire nel nostro vivere d’oggi!
Don Graziano
vicario parrocchiale
Domenica 25 marzo 2018 – delle Palme
nella Passione del Signore
Sesta domenica di Quaresima