“Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno e risuscitato secondo le scritture”. È detto tutto, con la chiarezza e la brevità della professione di fede. E’ il mistero della salvezza che sarà memoria e presenza in questo sacro Triduo. Oggi al centro sta la Croce con il suo Crocifisso. E’ strano, inaccettabile che essa attragga la venerazione; che si adori uno strumento infamante; che un segno di maledizione sia diventato un segno di benedizione.
L’abbiamo resa – la Croce – troppo ovvia e decorativa, ma per l’effetto di smemoratezza. In realtà la Croce è simbolo della sofferenza che ogni volta ci impaura, del male che ci sentiamo inflitto irragionevolmente, del dolore che ci appare violenza ingiusta e inaccettabile oppressione, quasi indice della non – esistenza di Dio, lo stare a guardare, l’abbandono di Dio. Ma c’è un avvenimento inaudito che ha trasformato il legno deprecato in Legno Benedetto: su di esso ha esalato lo spirito il Figlio di Dio.
Un Venerdì Santo Sant’Agostino predicava: “Quando Gesù disse: Ho sete”, dai suoi si aspettava la fede; ma, anziché il refrigerio della fede, gli diedero l’aceto dell’infedeltà”.
Siamo chiamati a porgere al Signore questo, conforto dell’amicizia che non lo lascia solo!
Don Graziano
vicario parrocchiale
Venerdi Santo
30 marzo 2018