Si dice che al giorno d’oggi c’è una crisi di preghiera tra i cristiani; che si prega poco e male, quando lo si fa. Altri denunciano che quelli che pregano si disinteressano del mondo e, invece, quelli che vogliono cambiarlo non pregano. Eppure, nella preghiera, che è comunione con Dio, sta la forza della comunità e del cristiano per testimoniare agli altri la presenza di Gesù, Signore glorioso e Salvatore degli uomini.
Abbiamo bisogno di pregare, sempre, e con intensità ancora maggiore nei momenti di crisi personale o comunitaria, per riaffermare la nostra identità cristiana.
La preghiera è parlare con Dio come persone libere, anzi come suoi figli. Saper pregare non è difficile: basta parlare con Dio. A volte non è neppure necessario parlare, basta ascoltare. La nostra preghiera può individuale o comunitaria, mentale o vocale, spontanea o secondo formule prestabilite: salmi, suppliche, canti, benedizioni ecc. e la preghiera per eccellenza: il Padre Nostro. La preghiera è il clima abituale del cristiano fino ad essere tutto nella nostra vita come lo fu per Gesù. Non c’è cristiano, non c’è apostolo, non c’è testimone senza preghiera personale e comunitaria.
Tutti i grandi Santi e uomini spirituali di tutti i tempi sono stati cristiani di grande preghiera. Perciò la preghiera è una dimensione indispensabile per una robusta vita cristiana. E allora oggi è l’occasione per chiederci quanto e come preghiamo, sia individualmente che comunitariamente.
“O Signore mantienici sempre in dialogo con te, per vivere consapevoli della nostra condizione filiale come figli tuoi e fratelli tra di noi”.
Don Graziano
vicario parrocchiale
Domenica 29 Aprile 2018
Quinta domenica di Pasqua – Rito Ambrosiano “B”
Vangelo Gv 17, 1 – 11