Uno dei maggiori problemi, forse il più scottante del nostro tempo è la carenza di spirito; e, come contropartita e in compensazione, l’eccesso di materia nelle diverse forme: corporeità e sesso, produttività e consumismo; è evidente che la moderna programmazione dell’uomo per la produzione e il consumo crea una situazione di tirannia asfissiante per lo spirito e per la realizzazione della persona.
Così, il vuoto esistenziale viene ad essere il denominatore comune. Perché la verità è che le élites intellettuali e la grande massa degli esseri umani, la cui unica aspirazione è sopravvivere e riprodursi, sono tutti vittime della “comune infelicità” denunciata da Sigmund Freud, anche se non per il motivo che diceva lui. Sono infelici perché si sentono vuoti, intimamente insoddisfatti di vivere una vita senza significato e incapaci di spegnere la loro sete immensa di felicità, perché sono carenti di spirito e di ragioni per vivere, in definitiva perché manca loro una proiezione trascendente per la loro esistenza di uomini limitati.
L’uomo diventa “umano” nella misura in cui si apre a Dio e agli altri. Nella misura in cui manca lo Spirito, aumenta la paura, l’apatia, il dubbio, il silenzio, l’inefficacia.
Abbiamo paura e non siamo testimoni perché non crediamo nella forza dello Spirito per annunciare oggi la risurrezione di Gesù come speranza dell’umanità, come amore e fratellanza che distruggono l’odio e la violenza.
Spesso il conservatorismo di bassa lega ha la sua radice in questo fantasma della paura del mondo, della novità, del progresso, del cambiamento: è in definitiva la diffidenza davanti alla vita che è evoluzione.
Allora si vuole legare e manipolare lo Spirito, ma inutilmente, perché lo Spirito soffia dove vuole, come il vento.
Don Graziano
vicario parrocchiale
Domenica 6 maggio 2018
Sesta domenica di Pasqua
Rito Ambrosiano “B”
Vangelo Gv 15, 26 – 16, 12 – 15
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