Alcuni studiosi del settore, nella prefazione di una loro pubblicazione scientifica, hanno così esordito: “Gli Aracnidi non sono mai stati, non sono, e probabilmente non saranno mai, un gruppo di animali molto popolare“, i Ragni sono addirittura noti in letteratura per una specifica sindrome nota come “aracnofobia”, mentre Acari e Zecche occupano, nell’immaginario collettivo, il ruolo di pericolosi succhiatori di linfa vegetale e di sangue, con annessa trasmissione di malattie pericolose o mortali (una fama, bisogna dire, talora meritata). Meno sfortunati appaiono gli Scorpioni che, sebbene portatori di un atavico terrore per il loro aspetto minaccioso, sono assurti agli onori di un segno zodiacale. Altri gruppi (Opilioni e Palpigradi) rimangono del tutto ignoti al pubblico, perchè di minutissime dimensioni e relegati ad ambienti molto peculiari. Per fortuna, l’opinione pubblica non sempre ha ragione.
L’entomologo Gianpietro Goggi, condividendo appieno queste affermazioni, e pur non essendo questo un settore di sua stretta pertinenza, ha svolto per anni una ricerca faunistica su questi animali maledetti che popolano il Parco.
E, come era prevedibile, dato che pochi specialisti hanno visitato questo ambiente, i risultati quali-quantitativi non sono eccezionali e variano a seconda del gruppo animale di appartenenza.
A differenza degli Artropodi (es. farfalle e coleotteri) che hanno tre paia di zampe, gli Aracnidi di paia ne hanno quattro.
I più conosciuti sono i Ragni e in questo territorio ne sono state censite, al momento, solamente 133 specie.
Moltissimi attendono ancora di essere identificati. Sono anche i più diffusi perchè colonizzano qualunque tipo di ambiente (a sinistra l’Araneus marmoreus).
Molto simili ai ragni sono gli Opilioni che si riconoscono per avere le zampe molto lunghe, solitamente un po’ sproporzionate rispetto alla dimensione del corpo. Alcuni di essi vivono anche nelle grotte più o meno profonde della Grigna, come l’Ischyropsalis dentipalpis, presente nell’abisso Viva le Donne – nell’immagine di copertina di questo articolo.
A destra: Phalangium opilio >
In linea di notorietà vengono poi gli Scorpioni e nel Parco ci sono quasi sicuramente solo due specie: una ad alta quota (sopra i 1.400-1500 m.), l”Euscorpius alpha (2.5-3 cm.), l’altra a quota più bassa, l’Euscorpius italicus (4.5-6 cm.).
< a sinistra Euscorpius alpha
Ci sono, infine, anche gli Pseudoscorpioni che, a differenza dei precedenti, non hanno la coda retrattile che termina con l’aculeo velenifero (telson).
Sotto: foto di Roncus lubricus.
Non risultano censiti, peraltro rari, i Palpigradi, piccoli animali (3 mm) completamente ciechi che vivono sotto sassi molto interrati.
Concordiamo che questi sono animali per niente graditi ed è meglio starne alla larga. In particolare dai ragni e dagli scorpioni nostrani il cui grado di velenosità, comunque, non preoccupa più di tanto. Dal punto di vista della biodiversità, però, ci sono anche loro, e non possiamo ignorarli.
Foto di Gerry Calvanese, Davide Corengia, M.J. Raupp, David Fenwich