DON LUIGI MELESI RICORDATO DAL COMUNE DI MILANO. E CON UN OMAGGIO DEL “FIGLIO SPIRITUALE” MAURIZIO GIANOLA



S. Vittore/Melesi e il Cardinal Martini

MILANO – L’amministrazione comunale di Milano, in occasione di un recente consiglio comunale a Palazzo Marino, ha effettuato una commemorazione di don Luigi Melesi. Oltre trenta persone tra parenti ed amici sono scese dalla Valle (tra le quali il sindaco Valerio Benedetti, il vicesindaco Eligio Melesi e il consigliere Giselda Barina). Ma anche a Milano si sono aggiunti altri amici che volevano essere partecipi di questo momento che ognuno sentiva “necessario” dentro di sé.

Il dottor Maurizio Gianola, a suo tempo discepolo di don Luigi e amico poi per tutta la vita, ha scritto un ricordo del suo Maestro. Una lucida e profonda immagine dell’essenza di Don Luigi: uomo e anima.
Ecco il testo completo:

Ci sono persone nell’arco della vita che ognuno dovrebbe incontrare per trovare conforto alle tribolazioni e sostegno nelle difficoltà.
Sono persone speciali, dotate di qualità uniche e sempre più difficili da trovare tutte insieme: capacità di ascolto, profondità di conoscenza dell’animo umano, spiritualità ancorata saldamente alla fede in Dio e nell’uomo, incrollabile fiducia nella capacità di ogni uomo di risollevarsi da ogni caduta, di ritrovare la sacralità della propria vita e di quella altrui, convinzione che c’è sempre una speranza per tutti.
Ecco chi è stato Don Luigi Melesi. Parlare di lui presenta una sola difficoltà: riuscire a rendere il giusto omaggio ad un uomo di una grandezza umana e di una fede incrollabile come la sua.
Mi reputo fortunato ad averlo incontrato e ad aver avuto l’onore di lavorare al suo fianco, imparando valori assolutamente umani e religiosi quali il perdono, la speranza in un domani che si può sempre ricostruire e migliorare, la fiducia nelle persone ma soprattutto l’amore per i giovani.
E la sua scelta d’amore l’ha sempre accompagnata con la gioia, con il sorriso mai di circostanza, regalato a tutti con simpatia, con quella forza interiore che ha guidato la sua vita.
Ha sempre vissuto con i giovani nel cuore perché, sull’esempio di Don Bosco, aveva capito che la grandezza di un uomo si misura da come sa stare con i ragazzi, da quello che sa comunicare a loro ma soprattutto da quello che riesce ad essere e a fare accanto a loro. Non è mai facile vivere accanto ai giovani perché sono molto esigenti, spesso egoisti, ci vogliono tutti per loro ma è proprio per questo che hanno bisogno di esempi di vita, di coerenza, di semplicità e di amore puro e disinteressato quale Don Luigi è stato per loro.
Ora sono qui a ricordare il mio maestro spirituale, il mio amico prediletto, colui che mi ha letto nel cuore mentre cercavo di dare il mio piccolo contributo ai ragazzi in difficoltà. Gli sono stato accanto per il tempo del mio servizio civile presso il Centro di Arese, luogo di pietà per le miserie umane ma diventato, grazie ai salesiani, luogo di speranza e di rinascita.
Lui ha ricoperto il ruolo di Direttore del Centro mentre preparavo la mia tesi di laurea sui “ragazzi in difficoltà”, mi ha consigliato ciò che dovevo sapere per stare con loro.
La sua grandezza è consistita nell’amore per loro e per i loro progetti di vita, che lo preoccupavano e lo portavano a spendersi oltre ogni sua reale possibilità fisica e psicologica. Il ricordo più bello e significativo che ho di quel tempo trascorso al suo fianco sta nelle sue buone notti. Era solito leggere ai ragazzi, raccolti la sera in cortile o davanti alla statua della Madonna (con la scritta “senza la mamma la vita non ha scopo”), le lettere che gli inviavano gli ex allievi di Arese, sia quelli che purtroppo si trovavano a San Vittore come quelli che si erano “ritrovati e redenti”: spesso invitavano i ragazzi ad evitare certi errori che loro avevano commesso e scongiuravano Don Luigi di dirlo con forza. In quei momenti emergeva l’unicità di questo grande uomo che qui ricordiamo e la sua grandezza, che consisteva nella capacità empatica di parlare al cuore dei ragazzi (ed anche degli educatori) rifacendosi sempre al perdono, alla misericordia che Dio ha sempre per tutti, specialmente per quelli che sbagliano ma poi si ravvedono, per i “figliuoli prodighi”.
La sua grande umanità l’hai poi portata in quell’altro luogo di tristezza e di degrado umano che è il Carcere di San Vittore, dove ha svolto per più di trent’anni il ruolo di Cappellano. Penso che in questo modo il buon Dio abbia voluto dirgli: vai tu, Don Luigi, a ridare speranza a chi non ne ha più, a consolare vite perdute, a ridare a tutti la gioia di sapere che è arrivata una grande notizia: Dio perdona i peccatori e li vuole tutti con sé.
Per accompagnare la sua missione speciale si è avvalso del teatro ma più che testi teatrali, si trattava di percorsi finalizzati a veicolare, attraverso la drammatizzazione, messaggi ispirati alla necessità di redimersi, di rivedere la propria vita e di trasformare gli sbagli in occasioni di rinascita interiore.
In tutto però primeggiava l’amore di Dio e l’inno alla vita e alla sua sacralità, spesso violata da quelli che incontrava in carcere.
Quanti episodi mi ha raccontato legati alla sua esperienza di San Vittore, quanta umanità trasudava dalle sue parole, quanta fede trasmetteva a tutti! I poveri, poi, sono stati da sempre il terreno della sua opera, con loro e per loro ha speso tutto ciò che aveva, con la convinzione che nessuno sia sempre perso del tutto, che ci sia sempre uno spiraglio in cui intrufolarsi con la parola di Dio. Spesse volte l’ho invitato a parlare ai genitori dei miei alunni nei vari paesi in cui ho diretto le scuole ed ha sempre accettato il mio invito perché sapeva che poteva aiutarmi a portare speranza e fiducia nei giovani, ma anche aiuto ai genitori che spesso si sentono impreparati e confusi di fronte a ragazzi che chiedono sempre più ascolto e fiducia.
Dei suoi interventi ricordo con simpatia un commento fatto una sera da una mamma, al termine della sua relazione, ricca di riferimenti tratti dalla realtà di vite vere, vissute e condivise all’interno del carcere. Questa mamma mi ha fermato per chiedermi ancora incredula: “Ma preside, esistono ancora persone così?”. E la mia risposta è stata: “Per nostra fortuna sì e Don Luigi è impareggiabile, come educatore e come uomo di Dio”. Questo per confermare che era riuscito a portare una ventata di speranza e di fiducia in un mondo che ne ha ancora tanto bisogno.
Questo mio semplice ricordo di Don Luigi non riesce se non in piccola parte a dar merito per ciò che è stato per moltitudini di giovani, per tantissimi “ultimi”, dimenticati da tutti ma non da lui, per famiglie che hanno ritrovato l’entusiasmo di stare accanto ai loro figli con rinnovato amore e con la speranza, che spargeva a piene mani, di trovare alla fine del viaggio due mani misericordiose pronte ad attendere tutti, ma proprio tutti.

Il tuo figlio spirituale
Maurizio Gianola

 

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