Abbiamo bisogno di fidarci di Gesù e accettare il chiaroscuro della fede senza credere alla psicosi, che genera meccanismi magici nel voler capire tutto! Perché è tanto difficile per noi credere, fidandoci di Dio e abbandonandoci a Lui?
Non ci può essere vera fede senza una profonda umiltà! Il centurione di Cafarnao, di cui ci parla il Vangelo, è modello per noi! Tutti i grandi credenti della storia sono stati profondamente umili davanti a Dio e agli altri, anche se erano grandi personaggi, grandi saggi o grandi santi.
In ogni santa messa, prima della comunione, noi ripetiamo le parole del centurione romano: “O Signore non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma dì soltanto una parola e io sarò salvato!” Ma queste parole non ci serviranno molto se non ricalchiamo l’atteggiamento di fede e umiltà che le ha ispirate.
Chi crede nel Dio santo e misericordioso, quando vede se stesso peccatore e meschino, non può fare a meno di esclamare con sincerità: “Signore, io non sono degno!” Per credere in Dio è quindi necessaria l’umiltà, anche se questa virtù non è molto quotata nel nostro mondo. Infatti l’umiltà sembra non accordarsi con la psicologia aggressiva e trionfalista di cui ha bisogno l’uomo di oggi per farsi valere e aprirsi la strada nella vita.
Tuttavia, solo chi è umile può credere in profondità e completarsi come persona!
Oggi è il giorno di ripetere con convinzione le parole del centurione romano: “O Gesù, dacci umiltà sufficiente per credere e fede profonda per amare!”
Don Graziano
vicario parrocchiale
Domenica 19 agosto 2018
Tredicesima domenica dopo Pentecoste –
Ciclo B
Rito Ambrosiano
Vangelo Lc 7, 1 – 10