MILANO – Una solenne cerimonia religiosa celebrata nel Duomo di Milano dall’Arcivescovo Mario Delpini ha conferito al seminarista di Barzio Paolo Invernizzi il diaconato, penultimo passo verso il sacerdozio che riceverà l’ 8 giugno 2019.
Tanti i fedeli valsasinesi provenienti non solo dall’Altopiano guidati dal parroco e decano della Comunità Pastorale Maria Regina dei monti don Lucio Galbiati, il diacono Fabrizio Valsecchi e il vicario della pastorale giovanile don Gianmaria Manzotti.
Un don Paolo emozionatissimo ha salutato e ringraziato tutti e non si è sottratto al caratteristico volo che i fedeli riservano ai neo diaconi dopo la funzione.
Nella sua omelia l’Arcivescovo ha utilizzato la parafrasi del telegramma per riassumere il ruolo del diacono e anche del futuro sacerdote dicendo che “Il telegramma è uno strumento di comunicazione che è meno usato oggi perché altri strumenti di comunicazione sono più rapidi e meno costosi e perciò più diffusi. Tuttavia le poste prestano ancora questo servizio e in certe occasioni si rivela necessario. Il telegramma si usa per una comunicazione urgente. C’è un messaggio che in poche ore deve arrivare a destinazione, per partecipare a un evento festoso o doloroso, per far giungere in fretta una risposta importante e attesa. La spiritualità del telegramma è quindi di farsi carico di un’urgenza: non c’è tempo da perdere. La spiritualità del telegramma è quella di offrire un servizio non di richiamare l’attenzione su di sé: è importante che sia chiaro chi lo ha inviato e quale sia il contenuto del messaggio. I destinatari dell’annuncio devono essere aiutati a rivolgere il pensiero alla sollecitudine di quel Signore che si prende cura di ciascuno e rivolge a ciascuno la chiamata urgente, l’annuncio determinante, il messaggio necessario per vivere e per sapere perché fare festa.”
Quindi Delpini ha proseguito: “Il telegramma è uno strumento di comunicazione. Nessuno chiede al telegramma se è contento o se è triste, se è ben riposato o se è stanco. Importante che la notizia giunga a destinazione. La spiritualità del telegramma è una spiritualità adulta, che non si lascia condizionare troppo dall’umore e dalla voglia, è tutto preso dalla sua missione. Non deve pensare ad altro che eseguire il compito che gli è stato affidato. Il telegramma è scritto su carta di poco valore. Per far pervenire il telegramma le poste non usano un materiale prezioso, non una carta decorata e costosa: si usa una carta ordinaria, materiale riciclato per evitare sperperi. La spiritualità del telegramma non richiede di essere un genio o un eroe o un campione: basta essere disponibile a ricevere il messaggio, a custodirlo con precisione, a farlo giungere a destinazione. Il servizio di telegramma è dunque praticabile da chi è umile,modesto: anche se uno è fragile e poco considerato secondo i criteri del valore e della bellezza non è inadatto alla spiritualità del telegramma”.
In conclusione l’Arcivescovo di Milano ha affermato che “Il telegramma trasmette un messaggio breve, perché ogni parola costa. Il testo del messaggio deve essere breve, perché si paga ogni parola. I nostri fratelli che si presentano per l’ordinazione diaconale dopo anni di preparazione e di discernimento sono stati ritenuti pronti e adatti per essere annunciatori di un messaggio urgente per il nostro tempo che porteranno dove sono mandati, senza darsi importanza, lieti di servire alla gioia di fratelli e sorelle, nel condividere la speranza che è stata seminata in loro dalla promessa e dalla testimonianza di Gesù”.