LA LETTERA DI ENRICO BARONCELLI: “LUCI E OMBRE SUL SINDACO MARCONI”



Caro Direttore
A qualche giorno di distanza dalla scomparsa dell’ex Sindaco di Introbio Eusebio Marconi, credo che si possa fare qualche considerazione, anche da chi politicamente è sempre stato su tutt’altro fronte, sul lungo periodo in cui questi è stato prima ViceSindaco, per dieci anni con Sergio Piazza (allora erano entrambi di Forza Italia), e dopo altri dieci anni da Sindaco (passato alla Lega Nord).
In totale , si può dire con una allusione che probabilmente non gli sarebbe dispiaciuta, un intero Ventennio e anche più, nel corso del quale senza ombra di dubbio è molto cambiato il volto di Introbio.

Sono veramente tante le opere pubbliche che a lui devono la nascita, alcune sono già state ricordate e altre no: dalla “Cittadella della Salute” in località Sceregalli, dove c’è la nuova sede dell’ASL ma anche la nuova casa per disabili della Cooperativa Le Grigne (di cui Marconi è stato per molti anni Presidente), ai permessi per abbattere e ricostruire la ex Villa Serena per gli anziani.

È stata ricordata la Pista ciclabile, ma ricorderei anche la nuova grande Palestra della Scuola Media (una struttura di cui la Scuola aveva molto bisogno), con i pannelli solari sul tetto, e pure la Biblioteca Comunale, seppur allora in uno spazio ristretto (l’unico disponibile ), poi un poco ampliatasi. L’elenco comprende pure l’acquedotto e l’ampliamento del cimitero.

Oltre alle due Piazze, Piazza Cavour (abbattuto l’Albergo Introbio), e a Piazza Pretorio (ci torneremo).

Come ha potuto fare tutte queste opere (e probabilmente ne dimentico qualcuna)? Perché forse Marconi non era abilissimo nell’uso del computer, come ha scritto nel suo ricordo il Direttore Terrani, ma lo erano sicuramente i suoi più stretti collaboratori. Non c’era infatti bando di concorso o di finanziamento che gli sfuggisse: che provenisse dalla Regione Lombardia (era amico del Consigliere regionale Stefano Galli), dalla Fondazione ex Cariplo (era amico del Presidente Romano Negri), dai Fondi Sociali Europei, insomma da qualsiasi istituzione nazionale o internazionale, la sua indiscussa abilità era nel far convergere a Introbio dei fondi importanti per la costruzione di opere pubbliche.
Marconi era conosciutissimo anche fuori dal paese: spesso lo si vedeva anche a incontri politici e istituzionali di ogni livello, nella Provincia lecchese e non solo.

Certo, i suoi successori, trovatisi anche abbastanza indebitati per tutto il prossimo decennio, non hanno potuto avvantaggiarsi di tali possibilità: il famigerato “Patto di Stabilità” proibisce ormai da diversi anni ai Sindaci di spendere quello che hanno in cassa, se non per le spese ordinarie, figuriamoci se possano fare altri debiti!

Detto questo, e reso il giusto onore a Eusebio, devo dire però che di queste opere potevano essere risolte in modo più coerente con il rispetto per le tradizioni storiche di Introbio: non ho approvato per nulla l’abbattimento nel 1992 del Palazzo del Pretorio, una costruzione che, pur rimaneggiata ai tempi del Fascismo, risaliva al Medio Evo ed era un motivo di grande prestigio per Introbio, per metterci un orribile piazzale per le auto (opera poi purtroppo completata dai suoi successori).

Anche l’Albergo Introbio, costruito a fine Ottocento, diventato presto un simbolo del paese, e sotto le cui fondamenta erano state trovate delle tombe celtiche addirittura del IV secolo avanti Cristo, particolare oggi completamente dimenticato, poteva essere trattato in modo diverso (idem per la parte più antica della Villa Serena, di origine ottocentesca, ma che ha avuto un ruolo storico importante soprattutto nella II Guerra Mondiale).

Quello però che mi fece ancora più dispiacere fu l’abbattimento totale nel 1995 di un forno fusorio del 1654, costruito a Ponte Chiuso dall’allora Conte della Valsassina Don Giulio Monti, che ancora conservava degli architravi abbastanza interessanti (li avevo appena fotografati per un articolo su Archivi di Lecco, non avrei mai immaginato che sarebbero stati abbattuti di lì a poco).

Alle mie rimostranze in Comune, Marconi mi rispose: “Erano sassi pericolosi, potevano cadere sopra qualcuno” (il forno era vicino alla attuale ciclabile, costruita però un bel po’ di anni dopo).

Di solito i Sindaci le testimonianze del passato le preservano, casomai rafforzandole con cemento, non le abbattono: altrimenti oggi in Italia non rimarrebbe in piedi quasi più nulla, a cominciare dal Colosseo!

Detto questo in conclusione non posso che associarmi al cordoglio di un paese che a questo ex Sindaco deve comunque molto.

 

Enrico Baroncelli

 

 

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