INTROBIO – Conferenza di Marco Sampietro a Villa Migliavacca su Giuseppe Arrigoni epigrafista.
“Quella di Arrigoni (Introbio, 1811-1867) – ha detto Sampietro – fu una figura poliedrica: perito e progettista, storico locale e cultore di scienze applicate, nonché politico locale” (è stato il primo sindaco di Introbio nel 1861, ndr). “Il suo merito principale resta l’essere stato il massimo storico valsassinese, nel senso che a soli ventinove anni scrisse un’opera onnicomprensiva, le “Notizie storiche della Valsassina“, ma fu soprattutto il primo a trascrivere, ordinare e pubblicare una miriade di documenti e fonti orali costituendo il termine di paragone, di volta in volta da confutare o da approfondire ed ampliare, per chiunque voglia scrivere sulla Valsassina, tanto che ancora oggi, a oltre centosettant’anni dalla prima edizione, le Notizie vengono ancora ristampate” (da Forni Editore di Bologna).
La conferenza di venerdì verteva, nello specifico, sull’Arrigoni epigrafista, inteso sia come studioso di epigrafi sia come scrittore di epigrafi. Come studioso ha scoperto, raccolto e studiato epigrafi pagane e cristiane locali di notevole interesse storico-documentario pubblicate nelle sue Notizie e nei suoi Documenti inediti come l’ara di Ercole a Introbio inglobata nel lato nord della ex chiesa di S. Antonio abate, di fronte all’attuale.
Tra le epigrafi andate disperse due furono da lui rinvenute, trascritte e pubblicate nelle Notizie e poi raccolte nel prestiogioso CIL (Corpus Inscriptionum Latinarum).
“Per niente nota – ha spiega ancora Sampietro – è, invece, finora la sua produzione di dettatore di testi epigrafici: l’Arrigoni dettò il testo di epigrafi celebrative degli antenati della sua famiglia o di introbiesi illustri (Livia Longoni, il dott. Giovanni Battista Scotti e sua moglie Domenica Arrigoni ecc.), di epigrafi commemorative (la calata dei Lanzichenecchi, l’inaugurazione di Piazza Cavour e di via Vittorio Emanuele II a Introbio, ecc.) e soprattutto di epigrafi funerarie per il cimitero locale. Alcune di queste epigrafi furono poste in opera, di altre resta la bozza del testo conservata tra le carte arrigoniane depositate presso la Biblioteca Civica “U. Pozzoli” di Lecco”.