ROMA – Un pacchetto di tasse e incentivi per l’acquisto di nuove vetture. Così la commissione bilancio della Camera dei deputati ha pensato di disporre alcuni paletti per spingere i consumatori a propendere per auto più green quando cambieranno veicolo.
Da un lato è prevista – già a partire dal primo gennaio – il versamento una tantum in sede d’acquisto di una tassa che scatta sopra una certa quantità di CO2 immessa dal veicolo nell’atmosfera. 150 euro per le vetture che dichiarano valori compresi fra i 110 e i 120 grammi di anidride carbonica al chilometro; si sale a 300 euro per l’intervallo 120-130 g/km, quindi 400 euro (130-140 grammi) e 500 per il range 140-150. Arrivano le supertasse di 1.000 euro per 150-160 g/km, che sale a 1.500 per 160-175, poi ancora 2.000 euro con 175-190 g/km e 1.500 (190-250 grammi al chilometro). Infine 3.000 per i veicoli che superano i 250 g/km.
D’altro canto sono previsti incentivi – in tre scaglioni – per le vetture più virtuose: 1.500 euro di bonus per i mezzi che si attestano fra i 70 e i 90 grammi di CO2 al chilometro; il doppio dello “sconto” per l’intervallo 20-70 g/km. Ben 6.000 euro invece per chi sta sotto al valore minimo dei 20 grammi, di fatto solo i veicoli elettrici.
Nei parametri non si considerano però le polveri sottili, per cui i motori a gasolio risultano privilegiati da questa tassazione, noti per emissioni di anidride carbonica nettamente inferiori rispetto ai benzina. Non sono mancate poi critiche da diversi esponenti del mondo dell’automotive: dall’Anfia (associazione nazionale filiera industria automobilistica), secondo cui da tali disposizioni risultano svantaggiati i produttori italiani del settore automotive: “una misura sbagliata nei contenuti e nei tempi, che colpisce la filiera industriale italiana che si è impegnata ad investire nell’elettrificazione e mette in difficoltà gli operatori e il mercato. La classificazione proposta, inoltre, non tiene conto dell’attuale situazione regolamentare (la transizione dall’omologazione Nedc a quella Wltp) che presenta valori notevolmente più elevati per il medesimo veicolo. Se prendiamo, ad esempio, la Panda 1.2, comunque tra le vetture non ibride con le più basse emissioni di CO2, con il nuovo sistema pagherebbe un’imposta che varia dai 400 ai 1000 euro. Si rileva, inoltre, che anche molte utilitarie a gas, veicoli ad alimentazione alternativa, oltre a non avere nessun bonus, rischierebbero di pagare un malus di 150 euro. Una misura così strutturata, oltre a rallentare il rinnovo dell’obsoleto parco circolante, penalizza le classi sociali con minore capacità di acquisto delle nuove tecnologie”.
Anche l’Aci ha fatto sentire la sua voce: l’Automobile club italiano che esprime un giudizio “molto positivo per la parte bonus – ossia per gli incentivi a chi è già nelle condizioni di poter ricorrere all’alimentazione elettrica – ma segnala quanto ancor più prioritaria sia la riduzione e lo svecchiamento del parco circolante italiano”. Aci nutre invece qualche perplessità sulla parte malus del provvedimento. In concreto, potrebbe rendere più difficile migliorare il parco automobilistico italiano, spingendo gli italiani a tenersi la vecchia auto – specie i meno abbienti – con un effetto reale che potrebbe addirittura essere contrario e opposto rispetto ai positivi e certamente condivisibili intendimenti della norma. In più, si aprirebbe una difficile fase per il mercato dell’auto, già in sofferenza specialmente per quanto concerne le motorizzazioni Diesel, con pesanti conseguenze anche occupazionali.
Alessandro Tonini
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