Oggi il Vangelo ci propone l’ingresso di Gesù in Gerusalemme avvenuto all’inizio della settimana santa. Perché la Liturgia dell’Avvento non è l’attesa sdolcinata di Gesù Bambino, ma l’attesa seria, impegnativa, di salvezza per noi, che si compie nel sacrificio di Gesù.
Alcuni spunti di riflessione offerti da questo Vangelo.
1. “Camminava davanti a tutti”: ci immaginiamo Gesù camminare deciso davanti a tutti, verso il compimento della sua missione.
2. “Cavalcando un puledro d’asina”: Gesù viene mite e umile, portatore di giustizia e di pace.
3. La folla lo riconosce come il re che viene nel nome del Signore e sotto di Lui stendono i mantelli.
Quale applicazione per noi, oggi?
In tanti modi, non solo pagani (consumismo) ma perfino religiosi (riti dai quali non ci lasciamo toccare), ci siamo appropriati del Natale e lo abbiamo piegato ai nostri interessi. Ma il Salvatore è solo Lui!
Ma noi abbiamo ancora bisogno di Lui? O non vale anche per noi la parola dell’Apocalisse: “Vi credete ricchi, bisognosi di nulla, ma siete poveri, infelici”?
A noi sta accoglierlo. Come?
La sua umiltà e mitezza ci ricordano che nel Regno di Dio, che Lui è venuto a portare, non si può entrare con la forza, la prepotenza, l’egoismo – e noi viviamo in un mondo fatto di violenza, di slogan urlati, di pugni duri -, ma solo facendosi piccoli come i bambini e servitori gli uni degli altri.
Ma noi crediamo davvero a questo o diciamo che però la vita è un’altra cosa?
Gesù dice che è il cuore delle persone il vero campo di battaglia: “dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza”.
Infine i mantelli stesi sotto di Lui ci ricordano che Gesù non va proclamato Signore solo a parole, ma conformando alla sua volontà tutta la nostra vita: sentimenti, azioni, affetti.; in una parola: la vita nella sua normalità e totalità.
“Non chiunque dice Signore, Signore, ma chi fa la volontà del Padre mio”.
Don Gabriele
vicario parrocchiale