Alcune riflessioni: Gesù, e con lui Maria, alle nozze di Cana smentiscono immagini false di loro costruite dal nostro buon senso: Gesù fa come primo miracolo non un miracolo “dignitoso, davvero necessario”, ma un miracolo piuttosto “superfluo, o addirittura sconveniente”. Gesù, e con lui Maria, non dice che hanno già bevuto abbastanza, come probabilmente avremmo detto noi. Gesù e Maria non sono moralisti guastafeste: senza più vino, che festa sarebbe stata? Perché tutto questo? Parchè a muovere Gesù, e con lui Maria, non è il proprio prestigio personale, ma la condiscendenza verso di noi, quindi l’amore.
Maria sembra arrivare prima di Gesù a comprendere che è sì giunto il momento che inizi a operare e a rivelarsi. Non capiamo come Maria sia arrivata a comprendere questo: Forse però neppure lei sapeva come Gesù sarebbe intervenuto. Le sue parole dette ai servi: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”, esprimono però la fede e la fiducia di Maria nella capacità di Gesù di condurci a superare ogni situazione umanamente irrisolvibile. Maria si presenta non solo come colei che intercede presso suo figlio, ma anche che ci invita ad avere fiducia in lui sempre. A una condizione: “Qualunque cosa vi dica, fatela”.
Il vino del miracolo è migliore di quello pur buono preparato per il banchetto. Cosa significa questo? Nozze, festa, banchetto, vino: sono tutti elementi che esprimono gioia. L’essere venuto a mancare il vino preparato per il banchetto rimanda alla brevità delle nostre gioie umane. Il vino di Gesù, sovrabbondante e migliore, rimanda invece alla maggiore consistenza della gioia donataci da lui. E’, ad esempio, la gioia che invade Zaccheo e la sua famiglia quando apre la sua casa ad accogliere Gesù: non un’accoglienza intimistica di Gesù, ma un’accoglienza che ha subito bisogno di aprirsi in una vita di giustizia e di carità. Dobbiamo chiederci: abbiamo noi questa gioia di Gesù? La gioia di Gesù è la gioia del perdono dato e ricevuto, quando tutto diventa più bello di prima; è la gioia della giustizia, anche terrena, ma vissuta in prima persona, senza livore o odio verso gli altri; è la gioia di quando lavoriamo per i diritti dei più deboli, non la gioia di quando ci sono tolti di mezzo.E’ la gioia delle beatitudini e di quando ci sentiamo figli sempre amati dal Padre.
Libro di Ester 5,1.2-5 Ester è una giovane ebrea che, divenuta regina accanto al re di Persia
Assuero (sec. V a.C.) intercede per il suo popolo presso il re e lo salva dallo sterminio.
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 1,3-14 “Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro
Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo”. Vangelo secondo
Luca 3,15-16.21-22 Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti
da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Don Gabriele
vicario parrocchiale