MEDAGLIE D’ONORE AI DEPORTATI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE. LE STORIE DEI TANTI VALSASSINESI



A presenziare alla cerimonia sono stati il prefetto di Lecco Liliana Baccari, il capo di gabinetto del prefetto Marcella Nicoletti e il professore di storia Andrea Bienati, oltre che i sindaci dei paesi coinvolti. Proprio la prima ha introdotto la mattinata, ponendo l’accento sull’importanza del ricordo di uno sterminio di cui tutti siamo a conoscenza: “Dimenticare lo sterminio fa parte dello sterminio“, annuncia il prefetto citando il regista Jean Luc Godard.

A prendere la parola è stato poi il professore Bienati, il quale si è preoccupato di presentare le tappe che hanno segnato il passaggio per gli italiani dall’indifferenza dei primi anni ’30 all’odio razziale nei confronti di minoranze etniche che ha portato alla promulgazione delle leggi razziali e alla condivisione del pensiero nazista. Ricordando anche le vittime di altri genocidi (Ruanda e Srebrenica), il professore ha poi aggiunto come le medaglie al valore vadano consegnate non solo per la permanenza nei lager, ma soprattutto per la capacità di ricostruire una vita dopo i periodi difficili.

Nel seguente ordine sono stati poi chiamati gli ospiti per l’onorificenza, con un’approfondita lettura delle biografie di ogni premiato:

GIULIANO MAGLIA (Esino Lario, 1922) Prigioniero in Albania, con l’Armistizio fu deportato in Germania e tornò in Italia dopo due anni l’11 settembre 1945.

ROSARIO LA ROCCA (nato a Caltanissetta, di Barzanò, 1921) Arruolato a 20 anni e mandato in Albania e poi Grecia. Catturato nel settembre ’43 fu impiegato per riparare i binari ferroviari. Tornò in Italia nell’ottobre del ’45. Medaglia ritirata dai figli Angelo e Liberio.

GIOVANNI ARRIGONI (Barzio, 1917) Arruolato nel ’41, prigioniero nel ’43 in Albania e inviato a Dacau fino alla liberazione. Medaglia ritirata dal figlio Ermanno.

LIVIO ARRIGONI (Barzio, 1915) Fratello di Giovanni, arruolato nel ’36 combatté in Russia e fu catturato nel ’43. Medaglia ritirata dai figli Adolfo, Flaminio e Giuseppina.

NATALE ARRIGONI (Barzio, 1911) Maestro di sci, sotto le armi tornò a Barzio e si unì ai partigiani. Catturato e fucilato a Bobbio non morì, venne curato e arrestato per essere mandato in prigionia a Bolzano e in Germania. Liberato nel ’45 tornò a casa a luglio. Medaglia ritirata dalla figlia Antonella.

GIUSEPPE CAMOZZINI (Barzio, 1923) Ciclista e sciatore, catturato da Alpino fu imprigionato in Germania. Ritornò nell’agosto del ’45. Medaglia ritirata dalle figlie.

ANGELO CANEPARI (Barzio, 1923) Arruolato nel ’42, fu fatto prigioniero nel ’43 e deportato in Germania. Liberato nell’ottobre del ’45. Medaglia ritirata dalla moglie Caterina e dai figli Domenico, Paola e Fabio.

GIOVANNI COMBI (Barzio, 1921) Ciclista e sciatore, artigliere nel ’41 tornò a casa con l’armistizio ma venne catturato in un rastrellamento. Imprigionato prima a San Vittore poi in Germania. Tornò a casa nell’aprile ’45. Medaglia ritirata dai nipoti Fabiola e Fabrizio

LUIGI MONETA (Barzio, 1911) Arruolato in fanteria nel 1931, nel ’41 era caporale maggiore. Catturato a Fiume dai tedeschi venne deportato in Germania dove lavorò in fabbrica. Medaglia ritirata dal figlio Giampiero.

FEDERICO PAROLI (Barzio, 1920) Arruolato nel ’40, partecipò ai campionati di sci fascisti. Inviato in Montenegro e poi in Dalmazia dove venne fatto prigioniero nel dicembre ’43. Deportato in Albania, Croazia, Ungheria, Austria. Tornò a casa nel ’45. Medaglia ritirata dai figli Dario e Mariangela.

CALIMERO PLATTI (Pasturo, 1922) Catturato a Merano e internato in Polonia in fonderia. Tornò in Italia nell’ottobre ’45. Il fratello, anch’egli deportato, fu ucciso per aver rubato delle patate per sfamarsi. Medaglia ritirata dal figlio Martino.

ALDO CASIRAGHI (Casatenovo, 1924). Arruolato nel ’43 come mortaista, imprigionato a settembre dopo pochi mesi. Deportato ad Amburgo tornò in Italia nel luglio ’45. Medaglia ritirata dai figli Ausilio e Antonia.

MARIO LUIGI BENEDETTI (Cortenova, 1922) Fabbro, nel ’42 aggregato agli Alpini per la campagna di Russia. Curato negli ospedali militari di Milano e Bergamo per i sintomi da congelamento, venne arrestato e deportato a Berlino fino alla fine della guerra. Medaglia ritirata dalla figlia Antonietta.

FRANCESCO INVERNIZZI (Cremeno, 1923) Alpino mitragliatore, deportato nelle miniere in Germania fino alla fine della guerra. Medaglia ritirato dai figli Franca, Luigi, Pietro, Valerio, Claudio.

LUIGI ANGHILERI (Lecco, 1911) Arruolato in seconda chiamata nel ’33 andò in Albania. Fatto prigioniero in Montenegro e mandato in un campo di lavoro serbo. Tornò in Italia nel giugno ’45. Medaglia ritirata dai figli Annamaria, Carla, Sergio, Maria Assunta

LORENZO TICOZZELLI (Pasturo, 1920) Alpino, andò in Montenegro e poi in Grecia dove nel ’43 venne fatto prigioniero. Deportato in Germania, tornò in Italia nel ’45. Medaglia ritirata dal figlio Alfredo.

CARLO GIANOLA (Premana) Congedato nel ’34 venne richiamato nel ’38. Mandato prima in Montenegro e poi in Grecia, venne catturato e deportato in Germania fino alla fine della guerra. Medaglia ritirata dalla moglie Versilia e dai figli Antonio e Candida.

RINALDO GIANOLA (Premana, 1923) Tiratore scelto degli Alpini, fu catturato a Premana nel ’44 e deportato in Germania. Tornò in Italia nel settembre del ’45. Medaglia ritirata dal figlio Antonio.

AMBROGIO ARTUSI (Primaluna, 1924) Orfano di guerra, fu arruolato nel ’43 e catturato dopo un mese ad Alba. Deportato lavorò in officina. Tornò in Italia nel settembre ’45. Medaglia ritirata dalla figlia Mariarosa.

ERNESTO PAROLI (Cortabbio/Primaluna, 1924) Arruolato nel ’43 e arrestato già l’8 settembre di quell’anno a Merano e mandato in Germania. Dopo la guerra fu a lungo impegnato nella vita politica del suo Comune. Medaglia ritirata dalle nipoti Marzia e Chiara Combi.

MARCO CRIMELLA (Valmadrera, 1919) Aviere scelto dell’aeronautica, catturato in Francia nel ’43 e deportato in Germania. Tornò in Italia del luglio ’45. Medaglia ritirata dalla figlia.

G.G.

 

 

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