VENDROGNO – Riceviamo e pubblichiamo una lettera inviata alla nostra redazione in cui un gruppo di abitanti del comune della Valvarrone racconta un sogno: quale sogno? Quello di veder tornare agli antichi splendori il lavatoio basso di Sanico, frazione di Vendrogno.
Molti neppure sapranno dove sia Sanico, anche se il vostro giornale ha già avuto occasione di nominarlo per motivi non particolarmente belli… Sanico è una delle frazioni di Vendrogno in Alta Valsassina.
Purtroppo il Comune conta solo circa 300 abitanti sparsi in 6 frazioni, perciò problemi tanti e soldi pochi.
Ma per tornare al lavatoio, avrebbe bisogno di essere ristrutturato….il tetto sta cedendo, la vasca perde, la pavimentazione in sassi non esiste più. Ed è un vero peccato, perché è molto antico, al punto che a volte nelle visite guidate della zona lo includono nelle cose che vale la pena vedere. Al centro c’è una colonna di granito che è stata portata a spalla degli uomini da Premana nel ‘700… e l’acqua della sorgente che lo alimenta è una delle migliori della zona (tra l’altro captata in buona parte e destinata a Bellano).
Nel 2014 abbiamo fatto domanda in comune per poterlo sistemare, ci saremmo anche autotassati, ma ci hanno sempre in qualche modo ostacolati accampando motivazioni burocratiche e dicendo che avrebbero provveduto ad interessare le Belle Arti, ma dubito che abbiano interessato qualcuno e sicuramente non interessa al comune di Vendrogno.
Noi vorremmo tanto rimetterlo in ordine, in modo corretto, rispettandone le caratteristiche e la storia. È un luogo che è stato un punto importante di aggregazione per la popolazione del luogo, si incontravano le mamme, ci si portava appresso i bambini, si incontravano i fidanzati ed è stato testimone anche di un paio di decessi. È veramente un sacrilegio vederlo andare in rovina, come è già successo per l’ex caseificio… non permettiamo che anche il lavatoio crolli sotto il peso dell’incuria, del disinteresse e anche dell’ignoranza, perché come ha detto qualcuno: “Amare le tradizioni non è adorare le ceneri, ma tenere la fiamma accesa”.
Bruna Acerboni e un gruppo numeroso di amici di Sanico