LECCO – I fatti risalgono al giugno del 2017, quando due autoveicoli avevano dato vita a un clamoroso inseguimento “da film“ iniziato sulla 36 a Bellano e terminato a Margno, dopo un paio di incidenti sulla Provinciale che sale a Taceno e poi in Alta Valsassina.
Giunti nel parcheggio al centro della località montana, l’auto inseguitrice condotta da un ispettore di Polizia fuori servizio e il furgoncino “nel mirino” finalmente si fermarono; sul piazzale ebbe luogo una violenta discussione e secondo testimoni oculari dell’episodio, l’automobilista avrebbe puntato la pistola contro l’inseguito.
Arrivarono poi sul posto i Carabinieri, allertati da una negoziante di Margno, che intervennero bloccando l’alterco. Sulla vicenda però fu mantenuto il più stretto riserbo, malgrado le richieste di informazioni da parte della nostra redazione. Motivate dal clamore dell’evento, confermato da tante segnalazioni e domande da parte dei lettori sul perché di quell’agitazione nel piazzale di Margno e prima ancora sulla Provinciale, dove alcuni veicoli dovettero scansare la folle corsa, rischiando su una strada pericolosissima.
A differenza di sequestri di piccole quantità di droga o altri eventi decisamente meno rimarchevoli, i Carabinieri hanno scelto in quel caso di far calare il silenzio intorno alla vicenda, comunque segnalata dal nostro giornale con due articoli.
I fatti di quel giorno sono stati ricostruiti oggi nell’aula del tribunale di Lecco dove ha preso il via il processo ai due protagonisti del ‘Far West‘ stradale, nel quale diversi ignari e innocenti automobilisti hanno rischiato la vita, incrociando i due veicoli che salivano a folle velocità sulla Bellano-Taceno. Un’arteria pubblica, quindi.
Le notizie sono tutte importanti. Tanto il piccolo spaccio che la sicurezza su strada.
DALL’ARTICOLO DI VN DEL 17.06.2017
…ci arriva una testimonianza impressionante da parte di un residente a Taceno, la cui moglie ha assistito direttamente ad un “pezzo” dell’inseguimento:
“Lunedì poco dopo le 16:30 – ci scrive il lettore – mia moglie arrivava da Bellano e, all’altezza di Portone, si è vista superare da due auto che correvano da paura. Al punto che la seconda faceva un sorpasso folle prima di una curva, strisciando quasi l’auto davanti, che si fermava poco dopo con il conducente preso da choc. Erano sicuramente quei due pazzi che poi finivano al saloon di Margno…”.
Davanti al giudice Chiara Arrighi (accusa condotta da Pietro Bassi) si è aperto il processo per minaccia aggravata dall’uso delle armi e violenza privata a carico dell’ispettore L. B. Questi mentre era fuori servizio aveva notato il furgone guidato da G. R. T., giudicandolo sospetto. Nell’inseguimento, prima sulla SS36, poi sulla provinciale 62 tra Bellano e Taceno, si sono registrati due incidenti lievi prima della conclusione della corsa, come detto a Margno. Qui l’ispettore avrebbe minacciato con la pistola di servizio il conducente del furgone che oggi in aula è stato incalzato dal legale del poliziotto e ha ammesso di avere scontato condanne per rapina e omicidio.
Una testimone all’epoca dei fatti minorenne ha dichiarato di avere visto la pistola puntata alla tempia di G.R.T. ma nella sua deposizione ha “sbagliato” un dettaglio ovvero il colore dell’arma. L‘edicolante di Margno a sua volta testimone oculare dell’epilogo dei fatti ha descritto gli attimi di autentico terrore per quanto accadeva a pochi metri da lei.
Il processo è stato aggiornato al prossimo 27 settembre, quando ci sarà spazio per la ricostruzione da parte dell’imputato.
RedCro