SOCCORSO IN PISTA A BOBBIO: BOTTA E RISPOSTA LOZZA-FOSSATI (ITB)



LECCO/BARZIO – Prosegue con replica e controreplica la “querelle” sulla questione del soccorso in pista ai Piani di Bobbio, aperta dal videogiornalista (e storico appartenente al CNSAS lecchese) Franco Lozza e l’ITB – Imprese Turistiche Barziesi, nella persona del presidente Massimo Fossati.

Oggetto del contendere, l’opportunità che siano esponenti del Soccorso Alpino a provvedere agli interventi sulle piste da sci di Bobbio. Lozza non ci sta e ha riscritto intorno al pagamento del soccorso sulle piste di sci, dopo la lettera del Soccorso Alpino. Pubblichiamo le sue parole accanto all’intervento di Fossati,  da noi interpellato perché chiamato direttamente in causa in questa seconda lettera. Spiega come il soccorso sia compito dei gestori degli impianti e come si sviluppa. Sullo sfondo la riforma del Terzo settore che ha aperto la porta delle attività commerciali anche per le associazioni no profit.

FRANCO LOZZA

ln Lombardia manca un regolamento in materia di soccorso sulle piste da sci, quindi ogni comprensorio si organizza come crede. Ad esempio la società I.t.b. Piani di Bobbio è l’unica stazione che ha previsto una soluzione a pagamento. Mi chiedo che effetto ci farebbe se nei comprensori sciistici dove il soccorso sulle piste è garantito da corpi dello Stato quali Polizia, Guardia di Finanza e Carabinieri, le società proprietarie facessero pagare il soccorso, magari traendone pure un vantaggio economico, grande o piccolo che sia?
La società I.t.b. ha tutto il diritto di attuare qualsiasi iniziativa per far quadrare i bilanci, anche in parte foraggiati giustamente da soldi pubblici, quando crea indotto.
Ma qui per le emergenze ha coinvolto il Soccorso alpino, un servizio di volontariato. Non una azienda specializzata o un proprio servizio interno.
Non si giochi con i numeri o astruse teorie strampalate di riduzione degli interventi perché si paga. Dai 300/350 interventi I.t.b. incassa 60/70.000 euro e se come dice ne investe cinquantamila in sicurezza, di cui circa venticinquemila sono i rimborsi spese al Soccorso alpino, le entrate superano i costi.
Stando alle dichiarazioni di Fossati direttore di Itb quello che per gli altri comprensori sciistici è un costo per l’azienda barziese sembra un guadagno, che ottiene da un servizio di volontariato gratuito. Signor Fossati le consiglio di ripensarci per salvaguardare l’immagine della società che rappresenta.
Riguardo alla dissociazione del Soccorso alpino dalla mia lettera di denuncia, stante i miei ottimi rapporti con l’associazione, la ritengo una ingenuità emotiva. Il Soccorso alpino non è ai piani di Bobbio ma sulle nostre montagne.Ribadisco, inoltre, la mia stima al delegato neo eletto, che suo malgrado, si ritrova a gestire la questione.
Se così non fosse sarebbe il sottoscritto a dissociarsi dal corpo del Soccorso alpino per la complicità e quella che a mio parere sarebbe incoerenza verso l’etica fondante la nostra missione.

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MASSIMO FOSSATI (ITB)
Si sono dette delle inesattezze  importanti in questi giorni.
La Regione Lombardia, infatti, ha normato il soccorso sulle piste da sci con la legge n.24 del 2014 che affida la competenza del primo soccorso al gestore degli impianti.

Per quanto riguarda il pagamento degli interventi, Bobbio ne ha previsto l’onerosità come in Lombardia i comprensori di monte Pora e Foppolo. Quindi non è l’unico.
Allargando lo sguardo a livello nazionale, nelle regioni Piemone e Val d’Aosta il pagamento è ben previsto, così come pure in Alto Adige a Plan De Corones.
Non si guadagna nulla. Nessuno lo fa. Si tratta piuttosto di costi che si cerca di coprire attraverso il pagamento e l’assicurazione.
Bobbio è sì unica: unica nella qualità del servizio. Il nostro responsabile del soccorso è un medico rianimatore, una figura specializzata e altamente qualificata che ovviamente paghiamo. E in ciò siamo i soli.
In più da quando abbiamo istituito l’attività, c’è una minore pressione sulle risorse del servizio sanitario pubblico, perché intervenendo noi tutti i casi minori non si rivolgono al Pronto soccorso dell’ospedale di Lecco.
Anche l’intervento in elicottero è stato ridimensionato. Si tratta di un risparmio di denaro pubblico, ossia di soldi  di noi tutti.
Rimanendo sulle cifre, se è vero che sono centinaia gli interventi durante una stagione, va anche detto che non tutti pagano il servizio da noi istituito, dipende dalla gravità della situazione e da altri fattori.
A stagione introiettiamo tra i 30 e i 40mila euro, che giriamo per buona parte al Soccorso alpino, autore del recupero e trasporto pazienti. Una attività fatturata. In più è a nostro carico tutto il materiale di consumo, compreso quello sanitario.
Nel suo insieme il servizio su pista porta per noi costi intorno ai 60 mila euro, ad inverno.
Faccio fatica a capire le ragioni di Lozza che non mi risulta aver mai partecipato alle squadre del Soccorso alpino che si turnano a Bobbio.

 

Nel Soccorso Alpino, sia il delegato della XIX Delegazione di Lecco sia il comitato regionale che è ha chiuso il contratto con Itb preferiscono non intervenire ora sulla questione.

Per comprendere appieno la faccenda, ricordiamo che due anni fa la riforma del Terzo Settore ha aperto la possibilità alle associazioni di attuare attività commerciali nell’ambito delle loro competenze, come in questo caso il soccorso su pista da parte del CNSAS.
Le persone interessate non sono presenti a titolo volontario ma sarebbero remunerate con regolari contratti.
Tutt’altro discorso riguarda  gli interventi su terreni impervi, affidati a volontari e completamente gratuiti.

 

I PRECEDENTI (DALL’ARCHIVIO DI VN):

LA LETTERA: FARSI MALE A BOBBIO COSTA 200 EURO, MA IL SOCCORSO ALPINO FA SERVIZIO GRATUITAMENTE

 

INFORTUNI SULLE PISTE A BOBBIO, IL SOCCORSO ALPINO PRENDE LE DISTANZE DALLA LETTERA DI FRANCO LOZZA. “DISTORTE LE NOSTRE REALTÀ”

PIANI DI BOBBIO, CHIUSA LA STAGIONE: IL SOCCORSO SULLE PISTE CRESCE MA (PER FORTUNA) -50% GLI INTERVENTI

 

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BOTTI A CAPODANNO: TRADIZIONE O INCIVILTÀ?

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