BARZIO – Milleduecentosettanta, è impressionante il numero delle grotte presenti all’interno della Grigna, e se con 1700 grotte la provincia di Lecco è il territorio con maggior densità di questo fenomeno in Lombardia gran parte del “merito” va proprio al massiccio delle Grigne.

Si tratta di cavità prevalentemente verticali, ovvero di abissi, che attirano speleologi e geologi da tutta Italia. Da decenni queste caratteristiche vengono studiate, e anche per aggiornare l’ultima rilevazione del 1989 è nata la convenzione tra Università di Milano Bicocca, Federazione Speleologica Lombarda e Parco Regionale della Grigna Settentrionale insieme a Lario Reti Holding, un progetto sul sistema idrogeologico della Grigna attraverso lo studio approfondito delle sue principali sorgenti e la definizione dei percorsi idrici sotterranei all’interno del massiccio.

Gli antri del Grignone, già citati da Leonardo Da Vinci, sono anche preziosi depositi di ghiaccio antico e di fossili, la loro età è superiore a quella delle nostre Valli come testimoniato dagli archi lungo i versanti del monte, “porte” che altro non sono che gallerie interrotte e scoperchiate durante la creazione delle valli. Da lì nascono le sorgenti che riforniscono i bacini idrici locali, ecco il motivo dell’interessamento di Lario Reti al progetto di ricerca. Immettendo dei traccianti nelle grotte, la ricerca ha l’obbiettivo di determinare il bacino che alimenta le sorgenti.

Se ne è parlato in un convegno ad hoc in Comunità Montana. A portare i saluti il vicepresidente dell’ente nonché sindaco di Pasturo Guido Agostoni ed il presidente del Parco della Grigna Settentrionale Francesco Mazzeo. Ad intervenire la geologa Paola Tognini, lo speleologo Andrea Ferrario, il geologo di LRH Raffaele Rossi Ronca, la laureanda Felicita Spreafico ed il professor Giovanni Crosta del dipartimento di Scienze e Tecnologie geologiche dell’Università di Milano Bicocca.

C. C.