PASTURO – La notizia della paventata apertura di un supermercato sulla piana di Pasturo è arrivata fino a Milano, tant’è che un lettore della metropoli lombarda ci scrive, in questa lettera, le sue considerazioni che offrono un punto di vista da uomo di città – si veda per esempio la riflessione sul quartiere dormitorio che risulta piuttosto interessante.
Ciao amici di Valsassinanews,
ho letto da poco e con un velo di tristezza la notizia dell’erigendo ipermercato sulla piana, frequento la Valsassina da quando ero fidanzato (primi anni ’90) e da qualche anno sono possessore di una seconda casa nel Comune di Cremeno.
Considero la Valsassina un piccolo paradiso a un’ora da Milano, un’oasi a portata di weekend. Evadere dalla routine cittadina non significa solo trovarsi in un luogo ameno, ma cambiare per qualche giorno, o ora, il modo di vivere, le abitudini e i ritmi quotidiani.
Entrare in un negozio, scambiare due parole con il proprietario o un commesso, sono esperienza sempre più rare per chi vive in una grande città come me e fanno parte del fascino genuino della valle.
Questa valle è, a modesto parere, già stata ampiamente violentata ed offesa negli anni ’60 e ’70 con la costruzione di palazzi dall’architettura cittadina con qualche finitura che rimanda alla cultura della montagna, segni ancora oggi ben visibili (ahimè).
Ha senso riproporre la cosa scimmiottando l’imperante moda dei centri commerciali? Ha un senso? Ha un reale valore economico o porterà solo alla transumanza di posti di lavoro da negozi storici a banconi e corsie dell’ipermercato di turno?
Non si rischia di trasformare la valle in una periferia verde di Lecco e della pianura vicina? Un quartiere dormitorio?
Francamente credo che un centro commerciale porterà solo qualche beneficio nell’immediato ai residenti ma a prezzo di un ulteriore perdita di personalità, di storia tradizione e cultura montana…ne vale la pena?
Spero che Valsassina rimanga una valle di montagna e che continui ad offrire le sue specialità, i suoi prodotti, la sua natura e la sua cultura.
Roberto, Milano