DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA QUINTA DOMENICA DI PASQUA



Gesù ha detto le parole del Vangelo di oggi prima della sua morte, esse però parlano del tempo tra la sua morte e risurrezione e la sua ascensione al Padre, che è appunto il tempo liturgico che stiamo vivendo.

Sono parole che preparano i discepoli a quando Gesù non sarà più fisicamente con loro perché ritornerà al Padre.

Continuerà ad esserlo in modo invisibile, ma non per questo meno reale, in forza della sua promessa: “Io sarò sempre con voi”.

Ormai la sua missione sulla terra sta per essere compiuta; lo dirà sulla croce: “Padre, tutto è compiuto”, perché tutta la sua vita è stata compresa nell’obbedienza alla volontà del Padre.

E’ questo il fatto, non il discorso, non la dottrina, posto da Dio nella storia dell’umanità e dell’intero universo, per salvarci dal male e donarci la possibilità di una vita nuova, redenta.

Come può essere che la Croce di Gesù riveli la gloria del Padre?

Anzitutto perché l’ultima parola non sono la croce o la morte, ma la risurrezione e il ritorno di Gesù al Padre: è il Padre che, alla fine della missione di Gesù, gli dice, come si legge nei salmi, “Siedi alla mia destra”.

Ecco lo scambio di glorificazione: il Figlio che obbedendo fino alla Croce al Padre ne rivela e attua il suo sogno di salvezza per gli uomini e per l’intero universo; il Padre che facendo risorgere il Figlio da morte ne conferma la verità della sua persona e della sua parola e lo costituisce Signore su tutto e su tutti, così che in nessun altro possiamo trovare salvezza.

Ora che Gesù sta per tornare al Padre è alla Chiesa che Gesù affida il compito di continuare la sua missione.

E per questo, quasi come un testamento, gli lascia il comandamento: “Amatevi come io vi amo”.

Significativo che non dica: “Amate me”, ma “Amatevi fra voi. Da questo riconosceranno che siete miei discepoli”. Un amore solo per Gesù, che non diventasse amore per i fratelli, sarebbe una cosa intimistica, infruttuosa e falsa.

Dopo 2000 anni siamo sempre all’inizio del vivere questo comandamento, sempre tentati di sostituirlo con altre cose.

Ma è questa la gloria del Padre e sua, che Gesù chiede alla Chiesa di manifestare al mondo:

la gloria di una umanità nuova, nella quale si sia davvero, anche concretamente come dicono gli Atti degli Apostoli, un cuor solo e un’anima sola: questa umanità nuova che è il sogno del Padre e il frutto del Sacrificio di Gesù per noi.

S.Ireneo sintetizza così cosa sia la gloria di Dio: “La gloria di Dio è l’uomo vivente”.


Don Gabriele
vicario parrocchiale

 

 

 

 

 

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