Gesù ha detto le parole del Vangelo di oggi prima della sua morte, esse però parlano del tempo tra la sua morte e risurrezione e la sua ascensione al Padre, che è appunto il tempo liturgico che stiamo vivendo.
Sono parole che preparano i discepoli a quando Gesù non sarà più fisicamente con loro perché ritornerà al Padre.
Continuerà ad esserlo in modo invisibile, ma non per questo meno reale, in forza della sua promessa: “Io sarò sempre con voi”.
Ormai la sua missione sulla terra sta per essere compiuta; lo dirà sulla croce: “Padre, tutto è compiuto”, perché tutta la sua vita è stata compresa nell’obbedienza alla volontà del Padre.
E’ questo il fatto, non il discorso, non la dottrina, posto da Dio nella storia dell’umanità e dell’intero universo, per salvarci dal male e donarci la possibilità di una vita nuova, redenta.
Come può essere che la Croce di Gesù riveli la gloria del Padre?
Anzitutto perché l’ultima parola non sono la croce o la morte, ma la risurrezione e il ritorno di Gesù al Padre: è il Padre che, alla fine della missione di Gesù, gli dice, come si legge nei salmi, “Siedi alla mia destra”.
Ecco lo scambio di glorificazione: il Figlio che obbedendo fino alla Croce al Padre ne rivela e attua il suo sogno di salvezza per gli uomini e per l’intero universo; il Padre che facendo risorgere il Figlio da morte ne conferma la verità della sua persona e della sua parola e lo costituisce Signore su tutto e su tutti, così che in nessun altro possiamo trovare salvezza.
Ora che Gesù sta per tornare al Padre è alla Chiesa che Gesù affida il compito di continuare la sua missione.
E per questo, quasi come un testamento, gli lascia il comandamento: “Amatevi come io vi amo”.
Significativo che non dica: “Amate me”, ma “Amatevi fra voi. Da questo riconosceranno che siete miei discepoli”. Un amore solo per Gesù, che non diventasse amore per i fratelli, sarebbe una cosa intimistica, infruttuosa e falsa.
Dopo 2000 anni siamo sempre all’inizio del vivere questo comandamento, sempre tentati di sostituirlo con altre cose.
Ma è questa la gloria del Padre e sua, che Gesù chiede alla Chiesa di manifestare al mondo:
la gloria di una umanità nuova, nella quale si sia davvero, anche concretamente come dicono gli Atti degli Apostoli, un cuor solo e un’anima sola: questa umanità nuova che è il sogno del Padre e il frutto del Sacrificio di Gesù per noi.
S.Ireneo sintetizza così cosa sia la gloria di Dio: “La gloria di Dio è l’uomo vivente”.
Don Gabriele
vicario parrocchiale