Ci avviciniamo con umiltà a questo mistero del dono dello Spirito cercando sì di usare la nostra intelligenza, ma soprattutto sostenuti dalla parola e promessa di Gesù, perché se non fosse Lui a rivelarcelo, noi neppure sapremmo dell’esistenza dello Spirito santo.
Come si fa a conoscere lo Spirito della verità, come dice Gesù? E come lo Spirito ci fa conoscere l’unità che c’è fra il Padre, Gesù e noi?
La conoscenza di cui parla Gesù non è tanto raggiungibile per via dell’intelligenza, quanto piuttosto per la via dell’esperienza. Come il sentirsi amati non è questione di ragionamenti, quanto di esperienza.
Anche la verità che lo Spirito ci farà conoscere non è come conoscere una verità scientifica, ma piuttosto sarà conoscere i sentimenti più profondi che ci sono nel cuore di Dio: la sua giustizia (diversa dalla nostra), il suo desiderio che nessuno si perda, l’amore reciproco fra Gesù e il Padre (come si può accordare questo amore con la Croce?).
Queste verità non si studiano, si sperimentano, si provano; come la percezione di sentirsi amati.
Gesù unisce la promessa del dono dello Spirito santo all’osservanza dei suoi comandamenti. Abbiamo ripetutamente sentito come il suo comandamento sia quello di amarci come Lui ci ama. Il Vangelo è colmo di richiami a rispettare la legge vivendola nella sua interiorità.
E’ lo Spirito che qualifica i nostri gesti, anche i più generosi, liberandoli dal nostro IO che li fa diventare motivi di vanto, pretesa di ringraziamento, e rendendoli invece animati dallo stesso spirito che animava i gesti di Gesù.
L’amarci come Gesù ci ama è possibile solo se lasciamo che sia lo Spirito a generare in noi questo amore.
E quale differenza opera in noi lo Spirito!
Senza di Lui Gesù resta un personaggio del passato e il nostro agire un agire da servi.
Lo Spirito invece rende presenti in noi Gesù e il Padre, il Vangelo diventa la parola viva di Gesù, la Chiesa diventa la comunione di Dio con gli uomini da Lui perdonati e accolti come figli e amici, non più servi.
Diceva Gesù: “lo Spirito soffia dove vuole”. Noi non ne siamo padroni. Abbiamo bisogno di uomini e donne che accogliendolo con umiltà ci facciano intuire la bellezza e la gioia di essere con Dio.
Don Gabriele
vicario parrocchiale