Festa della Sanissima Trinità, festa della comunione che c’è in Dio. A volte sembra di percepire la domanda: “il Dio cristiano non poteva essere più semplice?”.
L’errore di pensare così sta nel fatto che il Dio cristiano non è il frutto del nostro pensiero: non siamo noi a fare Dio, ma è Dio che ci si rivela così come è attraverso la persona di Gesù.
Nel Vangelo di oggi Gesù ci offre uno sguardo su Dio e sul rapporto che desidera avere con noi.
C’è anzitutto il desiderio di Gesù di essere amato non con un semplice sentimento interiore, ma con la concretezza del vivere i suoi comandamenti.
Segue poi una triplice promessa:
- a chi lo ama così, Gesù si manifesterà,
Gesù e il Padre verranno ad abitare in lui, - lo Spirito Santo, inviatogli dal Padre, gli insegnerà ogni cosa.
- Come la luce ci permette di vedere le cose davanti a noi, così lo Spirito ci permette di comprendere quanta verità ci sia in ogni parola di Gesù e di percepire la presenza di Gesù e del Padre in noi.
Quando questa conoscenza non parte dallo Spirito (vale a dire da un atteggiamento di vera preghiera) resta solo una dottrina, ma non ne percepiamo la forza e la bellezza che da essa si sprigiona: “Essere abitati dalla Trinità!”. Con S.Giovanni potremmo dire, per vincere l’incredibilità di questa realtà, “e lo siamo davvero!”.
Ma non è esagerato questo pensiero? Chi mai si sofferma a pensare così? Davvero questo è così desiderabile per noi? Ci sono in noi tracce di questo desiderio?
Eppure Gesù parla di questa comunione come del dono più grande che può lasciare ai suoi discepoli.
Potremmo dire che ogni briciola di desiderio di comunione che ritroviamo in noi ci mette sulla strada verso quella comunione con Dio promessaci da Gesù.
Del resto, se davvero l’uomo è stato creato ad immagine di Dio – che oggi, festa della Ss. Trinità, ci appare soprattutto come comunione fra le tre persone divine – la comunione non può non essere il desiderio più profondo anche nel cuore dell’uomo.
Pensando a come Gesù nel Vangelo ci invita a vivere la comunione fra noi: “Amatevi come io vi amo”, è bello sapere che anche le comunioni fra noi: la vita familiare, le amicizie, le varie forme di solidarietà, ecc. benché fragili, sono il riflesso della bellezza e della comunione che c’è in Dio e alla quale invita anche noi.
Se tutto questo è vero, allora anche la missione del discepolo di Gesù è quella di essere persona di comunione ovunque si svolga la sua vita.
Don Gabriele
vicario parrocchiale