LA LUNGA VISITA PASTORALE DELL’ARCIVESCOVO MARIO DELPINI: “GUARDIAMO OLTRE I CAMPANILI”. LE PAROLE E LE IMMAGINI DEL VIAGGIO



VALSASSINA – Tanta accoglienza in ogni angolo di una Valsassina un po’ rallentata dal periodo estivo ha fatto da cornice alla visita pastorale privata molto intensa ma non per questo priva di significato. Nelle realtà colpite dalle recenti calamità naturali – vedi approfondimenti a fondo pagina – l’arcivescovo Mario Delpini ha portato speranza e commosso un po’ tutti, in particolare gli anziani ed ha elogiato chi ha rimesso tutto a posto in fretta e bene “come solo le genti di qui sanno fare!” ha sottolineato.

Una visita che è iniziata nei principali cimiteri legati alle chiese valsassinesi dove l’arcivescovo ha detto: “Inizio dai cimiteri perché voglio mostrare la mia gratitudine a persone che hanno fatto la storia di un paese. Voglio dire grazie a tutte queste persone che hanno dato a questa comunità la sua fisionomia nel bene anche con degli errori. In particolare ricordo i miei confratelli nel sacerdozio, ma tutta la gente che c’è qui è un pezzettino di storia del paese. Mi sembra giusto iniziare con la gratitudine. La nostra storia non viene improvvisamente non siamo noi che gli abbiamo dato inizio ma siamo noi che continuiamo una tradizione che abbiamo ricevuto. Sono qui anche per dare una parola di conforto a quelle persone che sentono la mancanza dei loro cari subita magari in modo particolarmente doloroso con una morte prematura, tragica, inaspettata. Questo lascia nel famigliare una ferita più dolorosa. Sono qui per dire a tutti e in particolare a chi soffre la certezza della risurrezione. Noi cristiani non vediamo la morte come la fine di tutto, noi vediamo la morte come un passaggio inevitabile, misterioso di cui non sappiamo niente. Però sappiamo quello che Gesù ci ha detto: ‘Chi vive in Lui, in Lui risorge, chi muore in Lui, con Lui vive’. Noi cristiani siamo qui a dire ai nostri fratelli e sorelle che sono vivi in comunione con Dio quindi anche con noi”.

Inoltre Delpini ha richiamato tutti contro una pratica diffusa in questi tempi nella nostra società molto individualistica che si diffonde soprattutto in città. La morte viene vissuta solo dagli stretti famigliari attraverso il sistema della cremazione con le ceneri che, invece di essere portate al cimitero, vengono tenute in qualunque posto. “Alla fine non c’è più neanche un nome, una immagine del defunto. Noi cristiani riteniamo di vivere nella comunione dei Santi quindi sia i vivi che i morti si facciano carico gli uni degli altri e ne portiamo i pesi. Sono vivi nella nostra comunità quelli che sono presenti e quelli che sono passati. ha sottolineato”.

Nelle messe celebrate nelle principali chiese delle Comunità/Unità Pastorali Mario Delpini ha rimarcato i temi a lui cari. Innanzitutto ha spiegato il significato della vista pastorale: “La visita pastorale è l’occasione per il vescovo di dire a ogni comunità: ‘Voi mi state a cuore! Sento responsabilità per voi, per il vostro cammino di fede! È anche per dire: ‘Questa comunità è una porzione della Chiesa di Milano. Apritevi perciò alle proposte, ai sussidi, alle forme di collaborazione con le altre comunità, con le altre manifestazioni dell’associazionismo dei fedeli. Allargate i vostri orizzonti’. Sono qui anche per dire l’essenziale del messaggio di Gesù: ‘Cercate, invece, anzitutto, il Regno di Dio. Troviamo nel Vangelo una risposta circa la visione della vita che dobbiamo avere noi cristiani. E l’invito è a essere originali, a non adeguarci alla mentalità della gente con cui viviamo. Dice Gesù: Di queste cose – cioè di come vestirsi, di cosa mangiare, quindi del vendere e del comprare, del godere la vita senza avere desideri troppo grandi da attuare dobbiamo non conformarci a quello che ci propone la società di oggi. Così vive la gente dell’incompiuto. La Parola di Dio ci dice di non rassegnarci il compimento non è una conquista ma sarà un dono. Tu sei fatto per essere felice e Dio ti promette la felicità. Beato chi ha creduto!”.

Non siamo radunati intorno al nostro campanile – ha aggiunto l’arcivescovo – e non riteniamo che il campanilismo sia una forma di saggezza; siamo invece chiamati a sentire che le originalità dei nostri paesi devono diventare un bene condiviso con gli altri. Ecco la Chiesa! La Chiesa non è la piccola comunità che si raduna e dice: ‘Noi siamo quelli bravi’; ma è una forza dinamica che deve contagiare il mondo, aprendo i suoi orizzonti, sentendo responsabilità per il bene di questo e di tutti gli altri paesi. Noi siamo Chiesa. E non solo la piccola Chiesa ma siamo dentro una comunità più ampia: dentro il Decanato della Valsassina, dentro la Diocesi di Milano, dentro la Chiesa Universale!”.

La lampada per le vocazioni

Quattro i segni che l’Arcivescovo di Milano ha voluto lasciare nelle parrocchie della Valsassina che ha visitato: il primo una lampada rossa. Accesa dallo stesso prelato, con una fiamma vivida e forte per pregare per le vocazioni sia religiose, che di ognuno; perché “La vita è vocazione!” ha sottolineato Delpini. Il secondo una immaginetta consegnata ai bambini e ai ragazzi, presenti ai vari incontri, con un disegno che vole mostrare come la felicità in cielo si manifesti anche sulla terra con una preghiera detta ‘del giovedì’ scritta nel retro da recitare infatti tutti i giovedì sera. Uno scritto – dialogo con Gesù che risponde a tre domande importanti che si trovano nel Vangelo. Il terzo segno è stata la consegna della Regola dei nonni: per l’arcivescovo vivere l’esperienza dell’essere nonno o nonna è una grazia speciale in particolare per la trasmissione della fede e una risorsa per le comunità. Sono nonni e nonne coloro che hanno dei nipoti o hanno superato una certa età, in genere i 65 anni; ma si chiamano nonni e nonne anche coloro che sono in una particolare condizione dello spirito che li induce ad avere una particolare benevolenza verso la terza generazione. Il quarto la solenne benedizione impartita ai fedeli presenti come segno che Dio attraverso l’arcivescovo benedice facendo in modo che la vita di ognuno sia una benedizione.

Non è mancato l’elogio alle autorità sempre presenti con la fascia tricolore: di cui l’arcivescovo ha sottolineato la collaborazione tra istituzioni nel rispetto dei singoli ruoli e competenze. Un riconoscimento è stato anche fatto da Delpini ai numerosi Alpini che lo hanno accolto ed accompagnato nelle varie chiese ringraziandoli per la presenza e diponibilità.

Giacomo Piazza

CP Maria Regina dei monti

CP Madonna della neve

UP Alta Valsassina

UP Premana e Pagnona

 

 

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