MANAF, L’AGGRESSORE DELLA STAZIONE DI LECCO ABITAVA IN VALSASSINA. “ASSOLTO” OGGI PER INFERMITÀ MENTALE, DI LUI DICONO…



PRIMALUNA – Se lo ricordano in tanti, in Valle, Manaf. Nome completo Aboudel Manaf Cocobissi, originario del Togo ma in Italia fin da bambino (oggi ha 24 anni).

Lui è l’aggressore che ha colpito malamente due donne nel sottopasso ferroviario di Lecco e oggi è stato in qualche modo “assolto” – ma si farà due anni in quello che una volta si chiamava manicomio, ora è una REMS: Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza, una struttura sanitaria di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali (infermi di mente) e socialmente pericolosi.

Perché l’ex “valsassinese” Manaf è così: incapace d’intendere e di volere, come stabilito dal perito nominato dal tibunale di Lecco, lo psichiatra Giuseppe Giunta.

Cocobissi aveva “sbroccato” qualche settimana fa attraversando il sottopassaggio della stazione cittadina quando aveva improvvisamente spintonato a terra senza alcun motivo una giovane per poi colpire con un forte pugno in pieno volto una neurologa lecchese di 56 anni, che per quel cazzotto aveva patito una prognosi di trenta giorni (a sinistra Cocobissi dopo l’arresto da parte della Polizia).

Fin qui la cronaca del giorno d’oggi.

L'immagine può contenere: 1 persona, primo pianoIl giovane togolese trapintato nel Lecchese resterà in carcere fino a quando si libererà un posto in una delle famose “REMS” italiane.

L’incertezza è un po’ un destino, per lui. Prima spiantato dalla propria terra africana per raggiungere, solo con la madre, il Nord Italia; poi una vita difficile tra problemi di vario genere proprio in Valsassina e ancora a Lecco, con le cure in una struttura da dove però, una volta diventato maggiorenne, ha dovuto nuovamente “cambiare strada”.

Anni senza costrutto e infine quella drammatica sequenza immortalata nelle immagini diffuse dalla Polfer, quando aggredisce senza alcuna ragione due donne prese a caso tra quanti incrociavano il suo cammino.

Dunque, era arrivato qui con la mamma, da giovanissimo, Manaf.

L'immagine può contenere: 1 personaAbitava a Primaluna, si era poi trasferito a Cortenova e in tanti se lo ricordano, negli anni valsassinesi. Tempi duri alla ricerca di capire prima la lingua e le usanze italiane; poi una discreta integrazione tra problemi a scuola ma – segnalano insegnanti, istruttori sportivi e amici – “mai un gesto violento“.

Esuberante, certo. Divertente, spiritoso e però in difficoltà nell’apprendere: così lo descrivono tra Primaluna dove ha abitato, Introbio per le esperienze nello sport e poi ancora in giro con le amicizie locali che nel frattempo aveva maturato. Gli stessi conoscenti che oggi si stupiscono, genuinamente, di quanto accaduto in stazione.

L'immagine può contenere: 1 personaEppure questo ragazzone i segni di una infermità li aveva manifestati, nel tempo. Non perché amasse girare scalzo anche con temperature proibitive o per quelle bruciature sul petto, ma per un disagio arduo da spiegare e comprendere, interno.

Fino all’esplosione incontrollata e pericolosa dello scorso 9 settembre. Le due donne aggredite lo hanno perdonato e ora la sua strada è nuovamente a una svolta, destinata per un paio d’anni a svolgersi in una struttura sanitaria. Dalla quale uscirà, fra non molto. Lui e la sua conclamata pericolosità sociale.

E la domanda è: chi si occuperà, poi, dell’esuberante Cocobissi che nella pagina personale su Facebook si autodefinisce “Manaf King“?

RedCro

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