MORTERONE – In quanti hanno la fortuna di vivere nel comune più piccolo d’Italia? Conoscono bene la risposta gli abitanti di Morterone, paese che, dal basso dei suoi 33 concittadini, si piazza al primo posto in questa speciale classifica. La medaglia d’oro non è però al sicuro, minacciata dall’avanzare (o dal calare?) di altri borghi come Moncenisio (35 abitanti), Pedesina (38) e Briga Alta (39). Nella nostra rubrica dedicata agli stemmi dei territori parleremo proprio di Morterone.
Il nome deriva probabilmente dal tardo latino “mortarium“, che significa “acqua stagnante”; per altri prenderebbe origine dal termine, anch’esso latino,”mons“, che si riferisce ai pascoli circostanti.
Le prime notizie storiche riguardanti il luogo risalgono alla prima metà del ‘400, quando vi abitavano le famiglie Invernizzi, Locatelli e Manzoni. Nel ‘600 fu venduta, insieme a Boazzo, Frasnida, Costa e altre ancora, al tesoriere dello Stato di Milano, Marcellino Airoldi. Dal XIV secolo molte delle famiglie autoctone si trasferirono a Lecco, centro che mantenne sempre vivi contatti con la popolazione locale e dal quale il borgo dipendeva, dal punto di vista sia amministrativo che ecclesiastico.
Morterone vanta inoltre numerose località; infatti, nonostante conti solo una dozzina di case poste in centro paese, sono moltissime le frazioni che compongono l’abitato, in passato esteso in un territorio maggiore. Olino, Medalunga, Frasnida e Zuccaro erano le principali e furono un punto di riferimento per i Morteronesi fino alla prima metà del secolo scorso.
Le altre frazioni che comprendevano il paese erano quelle di: Bosco, Bruga Alta, Bruga Bassa, Bruga di Mezzo, Brughetta, Campetti, Cantello, Cappelletta, Carigone, Cascina Nuova, Castegna, Centro, Cornelli, Costa, Costa Bonetta, Costa dei Muli, Curolt, Due Orti, Foppa, Forbesett, Forcelletta, Fornaci, Fraccia, Fraccio, Gas, Lungo, Monte Cucco, Morsura, Muschiada, Poncione, Paser, Passo del Pallio, Piana, Piano di Costa, Piazzoli, Pizzo, Pradelli, Pradello, Pra Giacomo, Preacone, Selvano, Turegia, Val Boazzo. Numerose delle quali tutt’oggi restano disabitate o solo in parte frequentate.
Nello stemma comunale vengono ricordati l’alternanza delle stagioni ed i ritmi lenti e constanti della natura. La particolare metà del faggio in veste invernale può essere interpretata come un allusione al toponimo comunale “Morte-rone”. La metà ricca di foglie in veste estiva rappresenta vitalità ma anche generosità, sacrifico e contentezza d’animo che ben descrivono gli abitanti del luogo.