Celebrando la Festa di Cristo Re dell’universo anzitutto sentiamo di aver bisogno di purificare la parola Re dalle qualità che applichiamo ai re di questa terra e di riconoscere invece Gesù Cristo come il traguardo assoluto di tutto l’universo: del creato, della storia umana, di ciascuno di noi.
Viviamo distratti da questa meta, ma la parola di oggi di Gesù ci rivela ancora una volta come la nostra vita abbia un senso, un punto di arrivo: nell’avvicendarsi della storia, emerge una verità profonda: “Verso di Te camminano i secoli”. E nel diverso aspetto esteriore delle vicende umane, il filo profondo che lega ogni cosa e al cui confronto capiremo ciò che è buono o no, non sarà un concetto vago di amore, ma l’amore come lo ha vissuto Gesù nella sua stessa persona.
Con parole magari diverse, Cristo Re o Regno dei cieli, questa verità è contenuta in ogni pagina di Vangelo.
La legge del Regno e la regola di vita per noi che ancora siamo in cammino è la carità verso il prossimo da cui si deciderà il nostro destino eterno.
Questa regola di vita non è facoltativa: Cristo Re è il progetto di Dio sul mondo: un progetto riconducibile all’amore che si dona.
La parola Re richiama anche la parola Gloria:
– oggi la Gloria di Gesù è nascosta sulla croce, ma un giorno sarà manifesta a tutti,
– come è nascosta la gloria di una mamma che si sacrifica e piange per un suo figlio sbandato, per risplendere poi sul suo volto radioso quando gioisce per quel figlio salvato dal male.
Celebrare la festa di Cristo Re dell’universo vuol dire che Cristo è la misura di tutta la storia: tutto ciò che in qualche modo sarà riconducibile all’amore vero sarà salvato.
Alla fine ciò che resterà sarà solo l’amore.
Se il giudizio finale sarà sulla carità, vuol dire che già oggi il senso vero della vita è la carità.
Alla luce del Vangelo di oggi è bello vedere
– l’amore di Gesù per i bambini riflesso nella cura di tanti genitori e nonni, ,
– la premura di Gesù per i malati riflessa in chi si prende cura dei nostri malati,
– Gesù sofferente riflesso nella sofferenza di tanti uomini e donne a causa della fame, delle ingiustizie, dei rifiuti.
Non illudiamoci: non ci può essere amore per Gesù se non c’è amore per il prossimo.
Noi abbiamo sostituito le domande del Vangelo di oggi con “sei andato a Messa?”, come se la Messa fosse un cartellino da timbrare e non una memoria di Gesù donatosi per noi dalla quale lasciarci marcare a fuoco, per poi viverla nella vita.
Don Gabriele
vicario parrocchiale