ROMA – Mentre la discussa tassa sulle auto aziendali, una delle più controverse e fonte di diàtribe fra le varie forze politiche di governo e di minoranza, sta attraversando il burrascoso mare delle modifiche, sembra invece più stabile – ma ciò non è sinonimo di chiarezza – la situazione sui seggiolini anti abbandono, tanto desiderati dall’ex ministro dei trasporti. Stabile perché ormai la legge è entrata in vigore e già da qualche giorno, per la precisione dal 7 novembre, chi ne è sprovvisto potrebbe rischiare sanzioni da 81 a 326 euro, oltre a una manciata di punti in meno sulla patente, senza contare la sospensione dalla guida per un periodo che va da un minimo di 15 giorni a un massimo di due mesi. Il condizionale però è d’obbligo, visto che proprio in questi giorni alla Camera si sta discutendo circa un possibile, ma ormai quasi certo, rinvio delle sanzioni fino al prossimo marzo.
L’obbligo è attivo per chi trasporta nel proprio abitacolo un bambino minore di quattro anni, e fino qui nulla di male. Il vero problema, però, è che i produttori – automobilistici e di seggiolini – non sono ancora pronti: l’entrata in vigore della legge era infatti prevista per l’anno prossimo, tuttavia è stato inserito nella gazzetta ufficiale del 23 ottobre – con effettività dal 7 novembre, in modo da arrivare preparati in occasione della giornata mondiale dei diritti dei bambini, che cade giustappunto il 20 novembre.
“Per agevolarne l’acquisto nel decreto fiscale è stato istituito un fondo e il riconoscimento di un contributo economico di 30 euro per ciascun dispositivo di allarme acquistato” si legge sul sito del Ministero, tuttavia ancora non sono state esplicitate le modalità con cui accedere a questo bonus: per il momento il consiglio più sensato resta quello di conservare la ricevuta di acquisto; nei prossimi giorni, comunque, dovrebbe essere data opportuna comunicazione.
Come funziona questa nuova trovata: il dispositivo dev’essere “di allarme”, il che rende necessario un avvertimento in caso di allontanamento del conducente, qualora non sia stata slacciata la cintura del seggiolino, scongiurando in questo modo il rischio di dimenticanza, il più delle volte frutto della routine quotidiana e dello stress che obnubila la mente. Tradotto nella pratica significa che, prevalentemente, tali dispositivi funzionano in connessione bluetooth con lo smartphone di chi guida, insieme al microfono vivavoce della vettura per fare telefonate senza distrazioni. Se poi all’uscita dall’abitacolo il guidatore, allontanandosi dalla macchina si sconnette dal bluetooth, ma senza aver liberato dalla cintura di sicurezza il proprio piccolo, ecco che scatta l’allarme, sul cellulare: in questo modo una notifica ricorda che a bordo potrebbe essere stato dimenticato il piccolo.
Siamo di fronte a un’ulteriore prova di quanto ormai lo smartphone sia parte integrante delle vite di (quasi) tutti: se si riflette bene, infatti, sembra quasi che di questo piccolo device – ormai sentito quasi come parte del corpo – non ci si possa mai dimenticare, neanche per questioni di stress o routine, visto che è stato eletto come garante per la salvezza dei figli.
Alessandro Tonini