PREMANA – Si sa, nascere non è una passeggiata: bisogna lasciare l’ambiente confortevole e protetto in cui si è stati comodamente per nove mesi ed entrare in un mondo completamente nuovo. Ma un neonato su 80mila – queste le statistiche – ha la fortuna di prolungare un po’ il comfort del grembo materno e vivere l’esperienza della nascita in modo meno traumatico. Si tratta dei bambini “nati con la camicia”, termine popolare usato quando un bimbo viene partorito avvolto completamente nel sacco amniotico. Questo è il caso del piccolo Andrea, nato all’ospedale Manzoni di Lecco alle 12.57 del 4 dicembre e ora felice nella sua casa a Premana con mamma Stefania e papà Matteo.
“Non mi si rompevano le acque, – racconta Stefania -, così ho chiesto all’ostetrica quando sarebbe successo. L’ostetrica mi ha detto di aspettare le contrazioni o, ridendo, che magari il bambino sarebbe nato con la camicia”. E in effetti, è stato proprio così. Molta sorpresa da parte della mamma e del papà, il quale si aspettava di vedere i capelli del bimbo, com’era stato per il primo figlio, ma non riusciva a vederli: “Avevo già sentito quest’espressione – dice Stefania – , ma non sapevo a cosa si riferiva. L’ostetrica che mi seguiva e le altre arrivate in sala per assistere mi hanno spiegato tutto. È stata una nascita bella e il parto è andato molto bene. Andrea ha rotto lui con la testa la placenta, non è stata tagliata con le forbici come ho letto che a volte avviene”.
Ci sono tante leggende e tanti miti legati a questo fenomeno, sicuramente un evento così raro e speciale da destare, in tempi antichi, la fantasia di chi vi assisteva e ancor’oggi sorpresa e curiosità. Un tempo si pensava che questi bimbi fossero dotati di poteri magici, divinatori o dotati di particolare eloquenza e forza, oggi si dice che crescano più tranqulli, che dormano di più. “Per ora sembra di sì, ma chissà – conferma la mamma -“. Certo è che, nel linguaggio quotidiano, l’espressione “nato con la camicia” viene usata per indicare una persona fortunata e destinata a felicità, “anche se è solo un modo di dire, – commenta Stefania – lo auguro di tutto cuore ad Andrea!”. E anche noi con lei.
Chiara Stefanoni