DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA



Il Vangelo delle tentazioni è la porta che ci introduce nella Quaresima. Dietro alla ricerca della essenzialità, come la esige la vita nel deserto, si profila l’ideale di una vita forte, non adagiata nella mollezza. Ma la nota finale non è affatto di tristezza perché il demonio sarà vinto e angeli serviranno il Signore. Anche se non sappiamo come interpretare questa frase finale, la accogliamo con docilità al Vangelo.

Può meravigliare che sia lo Spirito a condurre Gesù nel deserto per essere tentato dal diavolo: eppure questa è la profondità della condizione umana; e lo Spirito, che è all’origine dell’incarnazione, non poteva non spingere Gesù nel pieno della condizione umana, dove c’è la lotta fra il male e il bene, fra una vita vissuta per se stessi e una vita donata; alla fine: fra il demonio e Dio,

Sembra esagerato dire così, ma è il crescendo stesso delle tentazioni che ce lo rivela: all’inizio sembra sia solo l’aver cura di se stessi, poi il voler fare bella figura di fronte agli altri, e infine il rinunciare a quanto abbiamo di più santo, Dio, per adorare il demonio, per la brama di possedere.

Quali insegnamenti possiamo cogliere da questo Vangelo?

Viene per tutti, nella vita, il momento della decisione: non di cosa mangiare o come vestirsi, ma da che parte stare: con Dio, o contro o senza di Lui. Lo scendere di Gesù in questa profondità drammatica della condizione umana e il dover lottare con noi e per noi, ci parla ancora una volta di un Dio che non ci lascia soli.

L’esempio di Gesù ci dice che con l’aiuto di Dio e della sua Parola è possibile vincere ogni tentazione.

Per questo ci ha insegnato a chiedere nel Padre nostro “non ci indurre in tentazione”, o meglio, “non abbandonarci alla tentazione”.

Dio è con noi nel cuore del dramma della vita umana, in cui la nostra libertà è chiamata a scegliere fra Dio e le insidie del demonio, e ci offre ancora il dono della sua Parola.

Il silenzio e l’austerità di vita, propri del deserto in cui si è ritirato Gesù, dicono anche a noi la necessità del silenzio e della sobrietà nella nostra vita per dare spazio a Dio e alla sua Parola.

Allora sperimenteremo come tutto questo, che appare come rinuncia, in realtà ci aiuterà a dare vigore e ordine alla nostra vita, al compimento dei nostri doveri, alla preghiera.

Ad essere uomini e cristiani significativi, in un mondo sempre più caratterizzato da confusione di valori, vuoto e banalità.


Don Gabriele
vicario parrocchiale

 

 

 

 

 

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