DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA 2ª DOMENICA DI QUARESIMA



Oggi la Liturgia ci propone il Vangelo della Samaritana. Si parte dall’acqua che Gesù chiede: “Dammi da bere”, e si finisce con la persona stessa di Gesù: “Non è più per le tue parole che ora crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo”.

Nel mezzo sta la rivelazione che Gesù fa di se stesso: “Sono io che parlo con te”.

La svolta nella comprensione della donna – dal discutere sull’acqua alla persona di Gesù – avviene quando Gesù la porta a guardare con verità alla sua vita: “Va’ a chiamare tuo marito”.

Questo ci fa capire che senza un serio cammino di verità in noi stessi non possiamo incontrare e riconoscere Gesù: resteremo sempre imprigionati e accecati dai nostri giudizi compiacenti su noi stessi.

La figura della donna che ogni giorno deve andare al pozzo per attingere acqua per le necessità familiari quotidiane, è immagine della nostra ricerca di senso della vita e di felicità che si rinnova ogni giorno.

Chi non ha provato l’aspetto di fatica che c’è nel nostro vivere quotidiano? Dalla scuola, al lavoro, alla cura della famiglia, ecc.

Ma per quella donna ecco che un giorno, sorprendentemente e sembra addirittura nascosto dentro qualcosa di scandaloso, c’è Gesù che l’aspetta.

Un caso o la cercava? Comunque per Gesù diventa l’occasione per compiere la missione ricevuta dal Padre.

Chiede acqua perché ha sete, ma offre acqua capace di dissetare per sempre.

Cos’è quest’acqua?

E’ mai possibile che ci sia qualcosa capace di soddisfare ogni sete, di ristorare da ogni fatica, di portare entusiasmo dove c’è noia, di infondere fiducia e perfino gioia (dirà Gesù: “una gioia che nessuno potrà togliere”) dove si è tentati di scoraggiamento?

Non è un ragionamento quello che Gesù propone, e neppure regole di vita, ma la sua persona: “Sono io che parlo con te”.

Alla luce della tradizione ambrosiana che ha scelto i Vangeli quaresimali per spiegare il Battesimo, si può cogliere nell’acqua offerta da Gesù l’acqua del Battesimo.

Ma non è tanto questione del compimento di un rito.

Perché sia acqua zampillante in noi occorre che il Battesimo ricevuto sia vivo in noi: dirà Gesù: tralci vivi perché inseriti nella vera vite che è Lui.

Questo significa avere con Lui un rapporto non tanto anagrafico, ma personale perché sia vitale: accorgermi che il Signore parla proprio con me.

Don Gabriele vicario parrocchiale

 

 

 

 

 

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