DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA TERZA DOMENICA DI QUARESIMA



Il Vangelo di oggi ci propone diversi motivi di riflessione: ne scegliamo due.

1.     Anzitutto è importante tenere presente che questa discussione così accesa fino a tendere la dramma (“raccolsero pietre per lanciarle contro di Lui”) si svolge fra Gesù e quei Giudei che avevano creduto in Lui.

Il Vangelo non ci dà motivo per non credere che quei Giudei gli abbiano creduto sinceramente, che lo abbiano seguito con ammirazione, che ascoltassero volentieri la sua predicazione.

Ma quando Gesù mette il dito nella loro piaga con quelle parole prorompenti dell’inizio di questo Vangelo: “Se rimanete nella mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”, ecco scatenarsi la loro più accesa avversione.

Eppure era grazia quella che Gesù gli offriva: grazia che implicava il guardarsi dentro nel profondo perché da quel riconoscimento di chi erano loro fino al riconoscimento  di chi è Gesù si compiva il cammino verso la vera libertà.

È una grazia offerta anche a noi: anche noi crediamo in Gesù, ma anche noi possiamo non averlo capito: lo capiamo a modo nostro, lo vogliamo fare stare dentro i nostri criteri, dentro quello che ci sembra giusto e sensato; vogliamo un Gesù che confermi le nostre sicurezze, non che le sconvolga.

2.     Il termine poi di una accoglienza vera di Gesù e della sua parola è la libertà: condizione alla quale oggi siamo particolarmente sensibili.

      Lo erano anche i Giudei.

      Ma di quale libertà si trattava per loro?

      Era la libertà che poggiava sulla fierezza di essere discendenti di Abramo e che li costituiva in una posizione di privilegio religioso (il più grande per loro credenti, ma anche, se vissuto come un vanto superbo,  il più pericoloso per la pace fra gli uomini) che li induceva a guardare gli altri con superiorità, giudizio e disprezzo.

      Gesù intacca tutto questo: propone un cammino di libertà che parte dal riconoscersi alla luce della su parola per giungere fino all’affidamento alla sua persona: si vantano di essere discendenza di Abramo, e Gesù dice: “Prima che Abramo fosse, Io sono”: non solo lo precedeva nel tempo ma Abramo stesso guardava a Lui e, vedendolo, ne gioì.

      La vera libertà, quella che dà pace, è solo dono di un Altro che ti ama, ti accoglie per quello che sei, se sai affidarti a Lui.


Don Gabriele
vicario parrocchiale

 

 

 

 

 

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