FABBRICHE CHIUSE, AMBROGIO INVERNIZZI (OFFICINE MELESI) REPLICA A VN: “NON VOGLIAMO ESSERE I PIÙ RICCHI DEL CIMITERO”



CORTENOVA – Riceviamo e pubblichiamo una lettera inviataci dal titolare delle Officine Melesi, Ambrogino” Invernizzi, in merito al discusso tema delle aziende non indispensabili ancora aperte – questione parzialmente risolta dall’ultimo Dpcm firmato dal premier Giuseppe Conte.

Ecco la mail arrivata dalla Melesi lunedì sera:

Egregio Dott. Terrani,

il suo editoriale di ieri a seguito dell’ultima decisione del Governo mi spinge a scriverle queste note.

Da buon vecchio Ingegnere riassumo i fatti:

-Lunedì 24/02 dalle ore 7 della mattina dotiamo di mascherine tutte le nostre persone a contatto con gli esterni;
-Da Lunedì mattina 09/03 la Lombardia e tante altre Province sono incluse nella zona rossa;
-Mercoledì mattina 11/03 il Sindaco di Cortenova a nome di altri colleghi ci telefona suggerendo la chiusura di alcune aziende della Valle a partire da Venerdì 13/03 fino a Venerdì 22/03 come esempio virtuoso;
-Giovedì 12/03 comunichiamo ai nostri dipendenti la decisione – per ora – di proseguire l’attività produttiva secondo un ‘’desiderata’’ del Governo stesso e compatibilmente con la messa in atto di tutte le norme di sicurezza e le misure restrittive prescritte; Dentisti e Medici della Valle e non solo ci donano spontaneamente delle preziosissime mascherine che iniziavano a scarseggiare;
-Lavoriamo da Lunedì 16/03 fino a giovedì 19/03 riducendo ritmi e presenza con turnazioni di 12-15 persone in ferie, 12-25 in ‘’smart working’’ e con 30 assenti su un totale di 230 dipendenti con pochissimi camion in arrivo e partenza;
-Mercoledì 18/03 decidiamo di chiudere l’azienda venerdì 19/03 e Lunedì 23/03 per le attività di sanificazione;

Siamo stati l’unica azienda del territorio chiusa per più di una settimana durante la frana del 2002, abbiamo rivissuto la stessa terribile angoscia durante l’esondazione di Giugno 2019 a Primaluna e Cortabbio.

Le maestranze hanno vissuto con ansia i momenti passati come quelli di questi giorni e molti di essi ce lo hanno ricordato.

Da buon conoscitore del territorio in cui sono nato e cresciuto ritengo che una buona informazione in fabbrica, la continua sensibilizzazione al rispetto delle distanze e l’utilizzo accurato dei DPI disponibili anche per uso privato possano magari essere più utili al fine della salute pubblica che il “sciogliete le righe, tutti a casa”, sicuramente più gradito.

L’interrompere l’attività di un’azienda non strategica (sicuramente non nel breve, ma nel lungo sì perché senza flange, valvole e derivati ci sposteremmo ancora a cavallo e ci scalderemmo con il carbone e la legna) comporta anche interrompere una lunga filiera a monte e a valle di piccole e grandi aziende di cui alla fine siamo anche responsabili.

Sin dalla frana di Bindo del Dicembre 2002, abbiamo gestito le emergenze con la massima professionalità possibile senza alcun limite di spesa ed energie, con la finalità prima ed assoluta della sicurezza di tutti noi, come esempio e stimolo per tutto il nostro territorio.

Abbiamo contribuito a Luglio 2019 con 80.000 € al ripristino della pista ciclabile di Primaluna e del relativo argine sul Pioverna.

Il 12 Marzo 2020 contemporaneamente alla decisione ponderata di proseguire l’attività abbiamo devoluto 50.000 € all’ospedale di Lecco (Fondazione Lecco – Aiutiamoci).

Può quindi capire il rammarico di essere tacciati come chi guarda esclusivamente al proprio profitto.

Non vogliamo essere i più ricchi del cimitero, come diceva il volantino trovato in fabbrica il giorno in cui abbiamo deciso di proseguire l’attività, vogliamo fare gli imprenditori al meglio specie in questo momento in cui è necessaria la coesione di tutti.

Cordiali saluti

Ing. Ambrogio Invernizzi

 

.NOTA EDITORIALE
L’interessante missiva dell’ing. Invernizzi sembra in qualche modo “rispondere” più che all’ultimo breve articolo citato, all‘editoriale di Vn datato 20 marzo che chiedeva a gran voce l’intervento di Stato deciso alcuni giorni dopo, ovvero appunto la chiusura di quelle fabbriche non strategiche e a rischio di generare ulteriori sviluppi dell’epidemia in atto.
Parole, le nostre, che non citavano una ditta in particolare ma il complesso di quelle imprese che si ostinavano a rimanere aperte – anche nel nostro territorio.
La Melesi ora si trova costretta ad adeguarsi, ma da quanto scrive il suo patron non lo fa certo volentieri, anzi. E malgrado le motivazioni addotte (compreso quel“senza flange… ci scalderemmo con il carbone e la legna“) e l’elencazione di fondi elargiti rimane la sensazione di una accettazione delle imposizioni del Governo non esattamente convinta. Anzi.
Opinione rispettabile, nell’ottica dell’imprenditore. Che però molti non condividono, ponendo comunque la salute pubblica al primo posto della scala dei valori, nel pieno di una pandemia che sta facendo migliaia di morti.

VN
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